Scopa mascius, sabina femina, tuvura, Era, Kastanariu, Iscoba
Il paesaggio sardo, in primavera, si veste di tanti colori. Tra la macchia spuntano
...Che bello passeggiare nelle notti d'estate quando tutto è fermo e le cicale cantano serene. Si percorrono le strade quasi deserte per raggiungere il centro del paese dove le voci dei bambini si fanno più chiare e la musica dei pianobar diventa sempre più vicina.
Tra le delizie che si possono gustare all'aperto, gironzolando qua e là per la città, InsulaGolosaRicette ha scelto un piatto tipico della tradizione costiera, un fritto di calamari, un must finger food, tanto in voga nell'estate isolana. In Sardegna il finger food, ovvero il cibo che si mangia con le mani era già di tendenza nel secolo scorso tra pastori e pescatori che amavano mangiare il formaggio oppure i ricci di mare "senza forchetta e coltello".
I calamari fritti sono anche un secondo piatto che si può gustare in ogni periodo dell'anno.
Ogni notte le janas, le piccole fate birichine, si aggiravano nei boschi in cerca di erbe spontanee con cui preparare gli intrugli e le pozioni per far innamorare i giovani pastori.
Facevano ritorno alle domus de janas prima di mezzanotte, perché dovevano impastare e poi infornare il pane per i poveri. E quando il pane era pronto, non sprecavano mai il calore del forno. Si dedicavano quindi alla preparazione dei dolci deliziosi per incantare i giovani uomini il giorno seguente.
Le donne sarde sono come le janas: lavorano tutto il giorno e la sera, preparano ricette meravigliose.
InsulaGolosaRicette, custode di antiche ricette, ha voluto riprendere la ricetta dei pirichittus, i dolcetti di pasta dura ricoperti con la glassa al limone, tipici del sud Sardegna, che si confezionano soprattutto in primavera.
Il DES (Dizionario Etimologico Sardo) del Wagner alla voce Pirikittos scrive: "Certi zuccherini bisolunghi, molto dolci e assai stimati", = sp. perriquillo "Cierto dulce musy delicado de solo azùcar", facendo notare una sorta di somiglianza con i dolci spagnoli, i perriquillo. Che dire forse le janas hanno deliziato con i Pirikittos anche spagnoli ♥
Il sole, la luce, il profumo degli agrumi appena raccolti: sono le immagini che si imprimono nella memoria pensando alla Sardegna nei mesi più freddi dell'anno.
Tra i tanti agrumi, il posto d'onore spetta all'arancia: un frutto acidulo di solito di colore arancione, con buccia spessa e tempestato di semi, ricco di vitamina C e di fibre.
La sua pianta è un antico ibrido, probabilmente di mandarino e pummelo, ma da secoli cresce come specie autonoma e si propaga per innesto e talea.
La leggenda vuole che San Domenico intorno al 1220 avesse portato e piantato la pianta di arancio dolce in Italia, ma sicuramente gli spagnoli e gli arabi hanno dato un significativo contributo alla coltivazione delle arance amare e poi dolci nell'isola, grazie al clima caldo e temperato.
Il nome arancia deriva dallo spagnolo "naranja" e dall'arabo نارنج, nāranğ, letteralmente "frutto favorito degli elefanti" che indica l'arancia amara appunto. In Sardegna abbiamo diversi modi per definirlo: aranzu, arangiu, arrubiu, ruiu, ruggiu...
Tra le cultivar bionde più comuni ricordiamo: Biondo comune, Belladonna, Navel, Navelina, Washington Navel, Valencia late; tra le sanguigne: Moro, Sanguinello comune, Sanguigno e Tarocco, prodotte soprattutto nel territorio di Muravera e di San Sperate dove ogni anno la bellissima sagra onora questo frutto meraviglioso.
Nelle tavole delle famiglie sarde viene consumata come semplice frutto e in spremute ed è presente in molte ricette tradizionali grazie a suo raffinato profumo e al sapore intenso. La sua buccia, ricca di oli essenziali è l'ingrediente base per la realizzazione di liquori e bevande, senza dimenticare le scorzette candite, ottime per decorare i dolci tipici.
In questa pagina InsulaGolosaRicette vi spiega come preparare le Scorzette di Arance Candite.
Riscoprire il gusto di andare per campi e boschi, respirare l'aria fresca, sentire il rumore del vento tra gli alberi è un'esperienza che rigenera la mente e il fisico.
Quando ero bambina, la domenica mio padre mi svegliava all'alba e insieme andavamo in campagna a piedi.
Lui andava avanti sicuro su un sentiero in collina ed io, felice, lo seguivo. Ricordo ancora la luce del sole che nasceva luminoso e ogni volta che ritorno su quel sentiero ripenso a lui e a quante occasioni perse, sono seguite dopo.
Ma ora è tempo di tornare a "casa", dalla Madre terra che ci regala sempre un'alba, un bosco da ammirare, una distesa di fiori di campo da fotografare, una miriade di erbe spontanee da raccogliere e gustare.
Unica raccomandazione per i nuovi amanti del cibo spontaneo: rispetto assoluto. Raccogliete solo le erbe commestibili che conoscete perfettamente, se avete dubbi andate oltre. Raccoglietele sempre con parsimonia per dare loro la possibilità di rinnovarsi, e dare a noi una prossima "volta".
Il carciofo, l'ortaggio dal cuore tenero, deriva biologicamente dal cardo selvatico, cardus in latino e cugùntzula in sardo.
Benché conosciuto fin dall'antichità, la sua produzione nell'isola inizia solo dopo la prima guerra mondiale, interessando soprattutto il territorio del Medio Campidano.
Veniva coltivato in piccoli orti per il consumo familiare. Gli impianti erano modesti con un massimo di 50-100 piante, situati spesso tra i filari dei vigneti.
Anticamente i finocchi, come altre piante aromatiche, venivano, utilizzati in cucina per conservare e insaporire la carne di maiale e, a volte, anche per confondere il sapore della carne un po' andata.
Disponibile a km 0 per tutto l'inverno fino alla primavera inoltrata, il finocchio è un ortaggio molto versatile e si può consumare a crudo o cotto.
Sulle tavole sarde viene utilizzato per accompagnare di piatti di carne elaborati, perché è un ottimo depurativo e digestivo.
Tra le tante ricette InsulaGolosaRicette vi suggerisce un contorno molto semplice, il finocchio alla sarda, ideale per le occasioni informali oppure per un pranzo o una cena improvvisa, quando si è costretti a recuperare qualcosa dalla dispensa.
Nella cucina tradizionale le patate e le erbe aromatiche sono considerate ingredienti primari per tutte le pietanze locali. Le patate vengono coltivate negli orti come si faceva nel secolo scorso prediligendo quelle bianche e gialle perché più facili da curare.
Le erbe aromatiche invece si trovano facilmente in natura anche se ultimamente st
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