Pramma agreste, Buatta
La palma nana, o palma di San Pietro, (nome scientifico Chamaerops humilis L.) è un arbusto cespuglioso della macchia mediterranea, con fusto breve tipico nelle
...Pramma agreste, Buatta
La palma nana, o palma di San Pietro, (nome scientifico Chamaerops humilis L.) è un arbusto cespuglioso della macchia mediterranea, con fusto breve tipico nelle zone a pascolo e fusto alto nelle zone più inaccessibili. In Sardegna si trova soprattutto in zone calde, vicino alle coste; predilige terreni soleggiati, rocciosi o sabbiosi e teme il freddo intenso.
I greci la chiamavano phoenix chamaeriphes, letteralmente "palma gettata per terra", per il suo portamento: si presenta come un cespuglio sempreverde, che può raggiungere altezze sino a 2 metri.
Le foglie sono larghe a ventaglio, rigide ed erette, sostenute da lunghi piccioli spinosi riuniti a ciuffi sulla sommità del fusto, di colore verde sulla pagina superiore e quasi bianco sulla pagina inferiore.
Il sambuco, sambucus nigra, è una piccola pianta molto diffusa in tutta Europa e nel Mediterraneo, soprattutto nella macchia e in prossimità di ruderi, talvolta anche nei boschi. Predilige gli argini e i greti di ruscelli.
Anticamente si credeva che le streghe potessero trasformarsi in sambuchi per sfuggire all'Inquisizione, da qui l'idea che fossero alberi stregati. Un sambuco, piantato vicino alla casa, proteggeva dagli incantesimi malvagi, dai ladri e dai serpenti.
Il sambuco è sicuramente un arbusto generoso. La sua corteccia, che si stacca in primavera e in autunno, è un ottimo ingrediente per decotti e bevande a miscelare con il vino.
Carruba, Garrofa, Silibba, Silimba, Thilibba, Thilimba
Il carrubo è un arbusto sempreverde con chioma tondeggiante e espansa. In Sardegna è conosciuto come Silibba e si trova soprattutto nelle zone orientali e meridionali. Non supera mai l'altezza di 10 metri. La sua crescita è lenta ma può vivere fino a 500 anni. Vive nei territori più caldi della macchia mediterranea accompagnandosi a olivastro, palma nana, fillirea maggiore, lentisco, mirto e altre specie arbustive ed erbacee.
I frutti, le carrube, maturano tra agosto e settembre dell’anno seguente alla fioritura, che va da agosto fino all'inverno più freddo (gennaio-febbraio). Essi sono dei baccelli simili a quelli delle fave, lunghi fino a 20 cm e larghi 2-3 cm nel cui interno troviamo fino a 15 semi di carruba che, una volta essiccati, vengono macinati per la produzione della farina di carruba, dal sapore di cioccolato, con cui si confezionano prodotti da forno e biscotteria. Ma anche liquori e sciroppi.
Kastangia burda, Castànza de India
Nei giardini, nei parchi, nei viali, nelle case cantoniere e nei giardini di scuole o di edifici pubblici si può ammirare un albero molto appariscente e gradevole, è l'ippocastano.
Originario della penisola Balcanica, in Sardegna fu introdotto all’inizio del 1800 dal Marchese di Vallermosa a Villa d’Orri a Capoterra. Nei boschi e nelle foreste è praticamente inesistente.
Molto simile al castagno, l'ippocastano è un albero caducifoglio maestoso ed elegante, dall'aspetto tondeggiante; può raggiungere i 20-30 metri di altezza con una chioma allungata e ampia, molto ombrosa. Le sue foglie seghettate, sono di color verde brillante nella parte superiore e verde più chiaro in quella inferiore. In autunno assumono una tipica colorazione gialla-rossastra.
Kastangia, 'astanza
Il castagno è un albero imponente, con lunghe fogli seghette e con frutti racchiusi in ricci spinosi che si schiudono da ottobre a novembre. I suoi fiori fioriscono a maggio fino a tarda estate: quelli maschili si presentano lunghi e gialli, mentre quelli femminili sono meno evidenti. La sua corteccia, bruno-rossa, si presenta rugosa e screpolata.
Cresce nelle zone montane fra i 700-1000 m di altitudine, in particolare nel Gennargentu, prediligendo i substrati silicei. Si ritiene che buona parte delle superfici forestali a castagno siano derivate da una rinaturalizzazione di antiche coltivazioni abbandonate nel tempo.
Archimissa, Ispigula areste, Spigu
In primavera, nella macchia mediterranea più selvaggia, tra il cisto e il lentisco, spuntano i fiori viola- bluastri della lavanda selvatica. Già amata dai Greci e i Romani, per il suo profumo intenso, con cui di facevano piacevoli bagni, in Sardegna la lavanda selvatica veniva utilizzata, insieme all'elicriso, per bruciare le setole dai maiali macellati e profumare così la carne. In alcuni paesi, durante la Settimana di Pasqua, viene ancora raccolta per abbellire i rami di ulivo e le palme benedette, perché una leggenda vuole che la Madonna avesse steso i panni di Gesù su questa meravigliosa pianta profumata.
L'agrifoglio, simbolo dell'inverno e del Natale, è stata considerata una pianta portafortuna ancor prima del Cristianesimo. Si credeva proteggesse gli abitanti delle case da demoni e streghe. Tradizione vuole che fosse presente in tutte le case, anche delle famiglie più povere. Le sue bacche rosse simboleggiano la fertilità durante l'oscurità dell'inverno, e la promessa del ritorno della luce e del calore. La loro maturazione coincide infatti con la rinascita del sole al solstizio d'inverno. Il solstizio era simbolicamente rappresentato da una battaglia tra la quercia estiva e, appunto, l'agrifoglio invernale.
Arròsa de monti, rosa de monte, arròsa de padenti, arròsa piònica, arròsa de margiani, rosa de coga.
Ad aprile e a maggio tra le rocce dei freschi altopiani del Gennargentu e del Limbara del fino ad arrivare ai Monti di Marganai e del Monte Linas, sboccia una rosa selvatica, che annuncia l'arrivo della primavera è la peonia rosa di Moris, una specie endemica del sistema Sardo-Corso.
I pastori la chiamano, S’arrosa de monti, la rosa di montagna perché cresce solo lontano dal mare, dove l’inverno colora di bianco ogni cosa.
La peonia rosa ama il fresco e vegeta tra i 600 e i 1200 m. Durante il periodo della sua fioritura regala esemplari bellissimi e molto folti, spandendo intorno un delizioso profumo speziato.
Non appartiene alla famiglia delle Rosaceae, ma la sua famiglia botanica è quella delle Paeoniaceae, in particolare alla sottospecie Paeonia mascula. a pianta è debolmente tossica.
La specie è dedicata al botanico torinese Giuseppe Giacinto Moris (1796-1869), autore di Flora della Sardegna. Il nome corretto di questa specie è probabilmente Paeonia corsica Sieber ex Tausch.
Sternbergia lutea
In autunno la campagna si colora di toni caldi e avvolgenti. Tra i ricci spinosi delle castagne e le foglie cadute si intravedono dei piccoli crocus giallo-dorati.
Sono i fiori della Sternbergia lutea, comunemente conosciuta come zafferanastro giallo.
La loro fioritura inizia a settembre e si protrae fino a novembre inoltrato. Insieme ai fiori vengono prodotte le foglie verdissime, leggermente carnose. Il fogliame della Sternbergia lutea rimane in vegetazione fino alla primavera, quando dissecca per preparare la pianta al riposo vegetativo estivo. Il suo bulbo è altamente tossico.
Nel freddo dell'inverno, la macchia mediterranea e il sottobosco si macchiano di rosso. Piccole bacche scarlatte, lucide e turgide, sbucano preziose tra il verde dei fusti e delle foglie, annunciando l'arrivo del Natale e del nuovo anno.
Sono le bacche del pungitopo, i frutti di una pianta sempreverde, indicatrice di mediterraneità e componente del sottobosco di pinete e leccete.
Presente in gran parte dell'isola, il pungitopo è, assieme all'agrifoglio, il simbolo di Natale, della luce e della abbondanza. Considerata pianta di buon auspicio di fertilità dell'anno che incalza, la sua presenza nella vita quotidiana si ricollega a diverse storie e leggende creando intorno a sé, una soffusa magia.
Per secoli le genti di montagna, soprattutto del Gennargentu, hanno coltivato e curato i frutti boschivi regalati da madre terra. Da settembre fino a dicembre le castagne, le nocciole, le mandorle e tanti altri frutti in guscio sono protagonisti indiscussi dei mercatini dell'isola e di tutte le tavole. Non c'è sagra o festa paesana dove i venditori di caldarroste non si esibiscono con le scintille del fuoco prodotte della cottura delle castagne; per non parlare delle nocciole caramellate vendute nei banchetti degli ambulanti, in coni di carta come ai vecchi tempi. Il profumo si sente da lontano, suscitando emozioni sottili che regalano i sorrisi dei bambini e degli adulti.
Il consumo dei frutti boschivi è legato soprattutto alla produzione di dolci e di torroni, in perfetta sincronia con le feste natalizie, quando la tradizione dolciaria dà il meglio di sé.
Ecco alcuni suggerimenti per ripetere queste delizie anche a casa tua
E' autunno, stagione di passaggio e di metamorfosi. La natura si mescola con la luce ambrata regalando pomeriggi sempre più brevi. Gli animali al pascolo si muovono lenti e il tintinnio dei campanacci si confonde con l'abbaiare lontano dei cani fonnesi. Ma ogni giorno, un'altra alba è pronta a sorgere e gli alberi da frutto sono vivaci e generosi, prima che tutte le foglie cadono, aranciate e violacee, dipingendo i sentieri di tappeti variopinti.
Andiamo a vederli più da vicino, i nostri frutti autunnali.
Giuggiola, ciliegia, mela appicadorza, mandorle, nespole: nomi che ci riportano bambini, amorevoli vezzeggiativi con cui eravamo chiamati noi, "i più piccoli della famiglia". I loro colori e il loro profumo ci rimandano al bosco, alle foglie cadute, alle risate con gli altri bambini arrampicati sul tronco degli alberi per raccogliere il frutto più in alto. Belli, succosi e vellutati, i frutti dimenticati dai più, hanno origini orientali, provengono dal nord Africa o addirittura dalla Siria.
In Europa la loro coltivazione ha origini antichissime, furono proprio gli antichi romani a diffonderli in tutto l'impero, dopo le campagne di conquista e ad attribuire loro questi nomi esotici.
Fin dal tardo Medioevo, durante l'autunno i cespugli spontanei, le piante coltivate negli orti e i frutteti di casa regalano gli "esotici frutti dimenticati" e vengono conservati per il consumo nei mesi più freddi. Pensiamo alle nespole, alle mele cotogne, alle noci, alle melagrane, alle giuggiole, alle ciliegie, alle pere e alle prugnole, tutti frutti dimenticati, chiamati anche frutti del passato.
InsulaGolosaRicette vuole ritornare al futuro e riassaporarli.
In Sardegna non c'è stagione preferita per passeggiare in campagna. Tutte le stagioni sono ottime. L'inverno è ideale per le lunghe camminate, la primavera per la scoperta dei fiori, l'estate è l'occasione per arrivare alle spiagge e l'autunno è la stagione dei frutti più buoni.
Tra le siepi della macchia, nella boscaglia e nei prati incolti, lungo le coste marine e i corsi d'acqua si trovano arbusti e alberi spontanei che producono frutti succosi, invitanti e colorati. Negli ultimi anni c'è stata una riscoperta dei frutti spontanei e genuini e vale la pena ricordarli ai più, anche perché fanno parte della tradizione contadina e della nostra storia. Usati in cucina, valorizzano i piatti in modo originale e creativo, regalando un plus di ricercatezza.
InsulaGolosaRicette ripropone i più conosciuti nella speranza che nei cuori di tutti ci sia la consapevolezza che la raccolta e il consumo dei frutti spontanei sia gentile e riservato, perché madre natura è generosa con tutti.
In Sardegna chi non ha mai visto un banchetto di frutta e verdura davanti al portale in legno? E un'anziana signora che vi invita a provare le prelibatezze colorate?
E chi di voi non ha mai gustato una bella insalata mista, con tante verdure, o una coppa di macedonia con frutta fresca? E' un vero piacere per gli occhi, con tutti quegli stupendi colori, ma soprattutto è un toccasana per la salute del corpo e della mente.
É ormai risaputo che i pigmenti della frutta e della verdura, comunemente chiamati fitonutrienti, producono effetti benefici sull'organismo. Inoltre c'è uno stretto legame tra il colore e l'azione antiossidante che contrasta i radicali liberi e aumenta le difese immunitarie. I colori della salute si possono dividere in 5 gruppi: rosso, giallo-arancione, blu-viola, verde e bianco.
ROSSO Pomodori, arance rosse, ravanelli, peperoni, bietole rosse, anguria, ciliegie, fragole, ribes, lamponi, melograno ecc. sono caratterizzati dalla presenza di due fitonutrienti: il licopene e le antocianine. Il licopene, contenuto soprattutto nel pomodoro e nell'anguria, è un valido antiossidante che mantiene sane le cellule e previene tumori e patologie cardiovascolari. Le antocianine, di cui sono particolarmente ricche arance rosse, fragole e ciliegie, sono fondamentali nella protezione dei vasi sanguigni e contro la fragilità capillare. Inoltre prevengono l'aterosclerosi e potenziano la vista.
GIALLO-ARANCIONE La frutta e le verdure di questo colore (arance gialle, pesche, albicocche, melone, carote, zucca, mais, pompelmi, banane, ananas, papaia, peperone giallo, zucche) contengono vitamine C e A che rafforzano le difese immunitarie. Come è noto contengono il betacarotene che svolge una notevole funzione antiossidante e addirittura sembra possa aiutare a prevenire alcuni tipi di tumore e di malattie a livello cardiaco.
BLU-VIOLA Melanzane, frutti di bosco (mirtillo, ribes nero, lamponi) uva rossa e nera, fichi, radicchio, more, prugne ecc. contengono le antocianine, i carotenoidi ed il resveratrolo. Proteggono la fragilità capillare e le vie urinarie, migliorano la visione notturna, riducono gli infarti e gli ictus. Principalmente il resveratrolo è uno dei più potenti antiossidanti che previene le malattie cardiovascolari.
VERDE Insalata, prezzemolo, basilico, rosmarino, asparagi, broccoli, rucola, spinaci, zucchine, kiwi, piselli ecc. contengono clorofilla, carotenoidi, folati, magnesio e polifenoli. La clorofilla possiede proprietà antiossidanti, astringenti e cicatrizzanti. L'acido folico (o vitamina B9) protegge dall'anemia e dai tumori. Inoltre aiutano a ridurre lo stress e l’affaticamento.
BIANCO A questa categoria appartengono le cipolle, l’aglio, lo scalogno, i cavolfiori, i finocchi, le pesche bianche ecc; i loro fitonutrienti favoriscono una corretta assimilazione dei grassi contenuti negli alimenti e quindi aiutano a combattere il colesterolo.