Pramma agreste, Buatta
La palma nana, o palma di San Pietro, (nome scientifico Chamaerops humilis L.) è un arbusto cespuglioso della macchia mediterranea, con fusto breve tipico nelle
...La stagione fredda è arrivata e le festività sono ormai alle porte, così InsulaGolosaRicette vi suggerisce un cocktail alla melagrana con struttura, aroma e colore tipicamente festaiolo.
Alcuni frutti semplici, melagrana e mela, regalati da madre natura e un buon prosecco sardo, fanno la giusta alchimia per un cocktail divertente e originale da offrire anche come aperitivo per il pranzo di Natale o la cena di San Silvestro.
Parole d'ordine, Buon divertimento ♥
Rendiamo omaggio al sole, che illumina la nostra isola, scandendo le stagioni e i raccolti, con un cocktail agli agrumi di San Sperate: struttura, aroma e colore devono essere ben bilanciati per ottenere un effetto aranciato. Ecco quindi una semplicissima ricetta per un cocktail, fresco e giovane, risultato di una miscela ben proporzionata ed equilibrata di ingredienti alcolici e aromi naturali prodotti esclusivamente in Sardegna.
Introdotto nel Campidano di Cagliari durante la dominazione spagnola, il Girò è vitigno di pregio e potenzialità per la produzione del vino Doc da dessert, riconoscibile immediatamente per la raffinatezza. Si è diffuso nell’Isola durante l'amministrazione piemontese, grazie alla politica viticola attuata (1736) dal viceré Marchese di Rivarolo, il quale rese obbligatoria la coltura del vigneto persino con la minaccia della confisca delle terre. In Sardegna anche il Girò, agli inizi del secolo scorso, venne colpito dalla fillossera che colpì tutti i vigneti sardi, i quali avevano registrato alla fine dell’Ottocento la loro massima espansione, ma si riprese successivamente con l’avvento delle nuove tecniche di coltivazione della vite innestata su piede americano.
La qualità e le caratteristiche organolettiche del Girò di Cagliari sono il risultato della coltivazione della vite sui caratteristici terreni, soprattutto nella provincia di Cagliari e alcuni della provincia di Oristano, dove sono presenti diverse essenze tipiche della macchia mediterranea. L’ambiente geografico, nelle sue molteplici diversità, si rispecchia nelle caratteristiche del vino e nelle sue diverse tipologie producibili quali il rosso e il liquoroso. Per la tipologia Liquoroso riserva è previsto un invecchiamento di almeno due anni, di cui uno in botti di rovere o di castagno; è un ottimo vino da dessert.
Il Girò di Cagliari Rosso si presenta con un intenso rosso rubino dai bagliori aranciati ed profumi che ricordano confettura di ciliegie, caramello e cotognata; in bocca è consistente e vellutato, equilibrato e fine per dolcezza e calda suadenza. Si accompagna a pietanze delicate di fine pasto.
Avete mai avuto la fortuna di trovare una rosa, capofila in un filare di un vigneto? Se la risposta è positiva, considerativi dei privilegiati, perché quella rosa non è solo bella e profumata ma è anche la guardiana della salute della vite.
Gli antichi sapevano che la rosa è una pianta molto delicata e piantarla nei pressi della vite li aiutava a capire se il vitigno poteva essere aggredita da malattie come lo iodio (il mal bianco) o la peronospora.
Ora gli studi confermano che la rosa si ammala in anticipo rispetto alla vite, solitamente una settimana prima, dando la possibilità al contadino vignaiolo di intervenire con irrorazioni a base di zolfo o ramato.
Andata in disuso con il mutare delle tecniche agrarie e di allevamento della vite, questa pratica antica è stata ripresa da molti vignaioli nostalgici e soprattutto molto attenti a cicli biologici naturali, nella consapevolezza che un paesaggio fiorito giova all'immagine territorio e alla produzione del buon vino.
Non è difficile quindi percorrere le strade sterrate che costeggiano i vigneti e sentire il profumo della vite insieme a quello delle rose.
I loro colori inizialmente si mimetizzano armoniosamente e più ci si avvicina, più l'immagine prende forma, regalandoci emozioni inedite.
Probabilmente importato dalla Grecia in epoca bizantina la Malvasia è un vino Doc prodotto a Bosa e a Cagliari. L’area di produzione del vino Malvasia di Bosa è in Planargia, una porzione di territorio della Sardegna Centro-occidentale compresa tra Bosa a nord e Punta di Foghe alle foci del Rio Mannu a sud. Il vitigno Malvasia fornisce il miglior prodotto se coltivato su terreni sciolti, magri e soleggiati, poveri di azoto e sostanza organica e ricchi di potassio. Il vitigno viene prevalentemente impiantato nelle colline calcaree, a quote comprese tra il livello del mare ed i 300 metri di altezza, in terreni costituiti in parte da tufi pomicei lacustri e fluvio lacustri, e in parte da calcarei organogeni od arenacei talvolta marnosi. Sono ben soleggiati, principalmente collinari, a volte pianeggianti, o con dolce declivio. In Planargia la varietà Malvasia è generalmente coltivata in purezza ma, specie nei più vecchi vigneti, si ritrova insieme ad altre varietà locali tipiche del germoplasma della Sardegna, quali il Cannonau, il Vermentino, il Pascale, i Moscati, i Bovali, il Retagliadu, il Torbato e il Nasco.
La Malvasia di Bosa può assumere diverse tipologie: liquoroso dolce naturale, liquoroso secco, dolce naturale, secco naturale. La durata dell’invecchiamento varia dai due ai tre anni. Il colore va dal giallo paglierino al dorato. L'odore intenso, e delicatissimo dal sapore secco, alcolico, con retrogusto amarognolo. E' un vino da degustare alla fine del pasto con un dessert e si accompagna splendidamente alla pasticceria secca a base di mandorle (sospiri, pirikittos e amaretti). Nei primi tre anni di invecchiamento può essere consumata anche come aperitivo.
Taluni dei vitigni che portano il nome Malvasia danno uve a sapore aromatico, altre a sapore semplice, ma la Malvasia coltivata in Sardegna non appartiene ad alcuna delle due grandi famiglie di Malvasie esistenti in Italia: la malvasia di Piemonte, che dà un vino fino, di delicato aroma; quella di Lipari, che dà un celebre vino liquoroso, di aroma delizioso; tuttavia, di una prende l'aroma intenso e delicato, dell'altra il sapore dal retrogusto amarognolo.
Raffinato e delicato vino da dessert e da meditazione, spesso decantato per la sua soave e straordinaria eleganza, è tradizionalmente considerato simbolo di ospitalità e amicizia e viene riservato ad occasioni e persone speciali. In Sardegna da questo rinomato vitigno si producono due vini DOC diversamente caratterizzati: la Malvasia di Bosa e la Malvasia Doc Cagliari.
Il Doc Malvasia di Cagliari si ottiene con le uve dei vitigni di Malvasia coltivati nella zona sud-orientale della Sardegna al 100%. Il vino di questa Doc si distingue dagli altri vini prodotti con uve del vitigno Malvasia per il sapore e l'aroma molto intenso.
Il DOC Malvasia di Cagliari liquoroso, se sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno due anni, di cui uno in botti di rovere o di castagno, può portare in etichetta la menzione aggiuntiva “riserva”.
Il Malvasia Doc Cagliari Liquoroso Dolce si abbina a dolci complessi, dolcetti di pasta di mandorle, amaretti, formaggi piccanti o erborinati. Va servito in piccoli calici che permettono la concentrazione dei profumi e degli aromi a una temperatura di 16-18°C.
Il vino Mandrolisai Doc prende il nome storico dell’omonima zona geografica di produzione, situata nella parte centro occidentale della Sardegna, caratterizzata da terreni situati in alta collina dei Comuni di Ortueri, Atzara, Sorgono, Tonara, Desulo, Meana Sardo e Samugheo. Cisto, corbezzolo, lentisco, ginestra, mirto, leccio sono la vegetazione naturale di questi terreni soleggiati, ben esposti, con temperature ottimali e buone escursioni termiche, che permettono la coltivazione dei vitigni del prestigioso vino. Il Bovale sardo, localmente denominato Muristellu, costituisce la base del Mandrolisai con Monica e Cannonau. Il Muristellu fu introdotto in Sardegna dalla Spagna, nel periodo della dominazione aragonese e a tale epoca risale la sua coltivazione da parte dei viticoltori sardi.
La qualità del vino si riconosce dal bel colore rosso intenso con riflessi granati, che esprime carattere, forza e armonia gustativa morbida ed elegante. Il vino Mandrolisai Rosso DOC ha un bouquet fresco, fruttato, rotondo e un gusto secco, sapido, caldo, pieno, giustamente tannico, bilanciato e ben strutturato. Si consiglia di consumarlo in bicchieri Borgogna alla temperatura di 18 -20°C. Si abbina a carni rosse, cacciagione e formaggi stagionati.
Il vitigno rosso Monica è uno dei vitigni sardi più antichi, ed è diffuso in tutto il territorio isolano, in cui risulta complessivamente presente con una frequenza pari al 13%. Gli ettari interessati sono più di 3000 e le migliori potenzialità produttive del vitigno si esprimono al meglio sui terreni a media profondità di natura calcarea, in zone collinari basse a media pendenza, e a forte esposizione al sole. Probabilmente è giunto in Sardegna intorno all'XI secolo, quando i monaci camaldolesi iniziarono a coltivare i terreni attorno ai conventi, da cui il nome Monica, da Monaco; secondo alcuni è stato introdotto in epoca aragonese, infatti in qualche zona viene chiamato Monica di Spagna o uva Mora.
Dal vitigno Monica si ottengono due tipologie DOC: Monica di Sardegna e Monica di Cagliari. In uvaggio con il Bovale sardo e il Cannonau partecipa alla Doc Mandrolisai.
Entrambe le tipologie hanno un gusto secco, caldo, sapido e gradevole al palato. Per apprezzarne appieno le qualità è consigliata una consumazione quando è ancora giovane.La Monica di Cagliari ha un tasso alcolico di 14,5 gradi. Il suo colore rosso rubino tenue, tendente all'arancione con l'invecchiamento, si distingue dal Monica di Sardegna che con l'invecchiamento tende all'amaranto. Ha profumo etereo, intenso ma delicato, sapore gradevole, morbido e vellutato. Non può essere immesso al consumo prima del 1° luglio successivo all'annata di produzione delle uve.
Sotto la sua denominazione viene autorizzata la produzione di vini rossi Secco o Dry, Dolce, Liquoroso Secco o Dry e Liquoroso Dolce. Il Liquoroso può essere etichettato anche Riserva quando è invecchiato per almeno due anni di cui uno in botti di rovere o castagno.
Il Rosso Secco ha colori rosso rubino tenue, tendente all'aranciato durante l'invecchiamento. I profumi sono eterei, intensi ma delicati e il gusto secco e vellutato; è alcolico e molto gradevole.
Il Rosso Dolce mantiene le caratteristiche del secco però con una bocca più dolce e morbida.
Il Liquoroso è fine e persistente, con spiccati aromi caratteristici e vellutato al palato, asciutto nella sua versione secca e morbido in quella dolce.
Il Liquoroso Secco è un vino da aperitivo o con la selvaggina con salse elaborate, mentre il Dolce si presta alla meditazione e ai dessert sardi di ricotta o di mandorle.
Il Monica, nettare divino.
Il Monica di Sardegna è un vino rosso con un tasso alcolico di 13 gradi; il suo colore rosso con riflessi violacei esalta il profumo intenso e gradevole. Al palato si presenta asciutto, sapido con caratteristico retrogusto. Accompagna brillantemente primi piatti, minestre, carni bianche e formaggi a pasta molle. Per apprezzarne appieno le qualità è consigliata una consumazione quando è ancora giovane.
Il vitigno rosso Monica è uno dei vitigni sardi più antichi e diffuso in tutto il territorio isolano, presente con una frequenza pari al 13%. Gli ettari interessati sono più di 3000 e le migliori potenzialità produttive del vitigno si esprimono sui terreni a media profondità di natura calcarea in zone collinari basse a media pendenza e forte esposizione al sole. Probabilmente è giunto in Sardegna intorno all'XI secolo, quando i monaci camaldolesi iniziarono a coltivare i terreni attorno ai conventi, da cui il nome Monica, da Monaco; secondo alcuni è stato introdotto in epoca aragonese, infatti in qualche zona viene chiamato Monica di Spagna o uva Mora.
Dal vitigno Monica si ottengono due tipologie DOC: Monica di Sardegna e Monica di Cagliari. In uvaggio con il Bovale sardo e il Cannonau partecipa alla Doc Mandrolisai.
Il Moscato di Sardegna è un vino bianco spumante doc ottenuto da uve Moscato. Era già molto conosciuto dai Romani che lo chiamavano vitis apiana, la vite delle api, poiché questi laboriosi insetti venivano attirati dal dolcissimo sapore, ma alcuni sostengono che il vitigno Moscato era presente nell'isola già in epoca pre-romana.
In Sardegna si producono tre distinti vini DOC: il Moscato di Cagliari, dolce naturale o liquoroso, il Moscato di Sorso-Sennori, liquoroso dolce naturale, ed infine il Moscato di Sardegna spumante, con la sottodenominazione Tempio o Gallura, dovuta al territorio di produzione. Infatti le condizioni pedoclimatiche influenzano decisamente la qualità dell'uva e quindi quella del vino ottenibile: nei terreni su substrato calcareo tipici del Campidano e della Romangia l'uva si presenta molto zuccherina, ricca di aromi, ma povera di acidi, mentre nei terreni granitici della Gallura si ottiene un'uva meno zuccherina, ma più acidula e con un caratteristico delicato aroma, che si presta ottimamente per ottenere il rinomato vino spumante, un vino eccezionale, unico, dal grande aroma e dal profumo inconfondibile. All'olfatto presenta dei fondi fruttati tipici del vitigno d'origine e al palato è dolce.
Il Moscato di Sardegna Doc si abbina piacevolmente con tutta la pasticceria e la frutta in genere. Va degustato in flute a una temperatura dai 5 ai 6°C.
Il Moscato di Sorso-Sennori è un vino DOC, prodotto esclusivamente dal vitigno Moscato bianco nel territorio della Romangia, situato nella Sardegna Nord-Occidentale. La storia viticola della Romangia è strettamente intrecciata con la cultura popolare di una gente laboriosa, gelosa di un’identità storica, culturale e linguistica, orgogliosamente preservata e tramandata fino ad oggi.
La coltivazione della vite ha origini antichissime, testimoniata in letteratura e confermata da diversi studi archeologici. In località “Geridu”, in Comune di Sorso, numerosi i reperti archeologici quali: ritrovamenti di vinaccioli carbonizzati, roncole per la potatura e per la vendemmia, boccali di ceramiche usati per bere il vino e vasi vinari.
Anche nella zona della “Pedraia”, nel territorio comunale di Sorso, gli archeologi hanno trovato un impianto di vinificazione scavato nella roccia calcarea, che reca incisa su un pilastro la data del 1602.
Insieme al Moscato di Cagliari e al Moscato di Sardegna, il Moscato di Sorso-Sennori Doc rappresenta l'eccellenza del Moscato: liquoroso dolce naturale, ha un colore giallo dorato carico, il cui aroma caratteristico sprigiona sentori intensi dal sapore dolce, pieno e fine.
La DOC Moscato di Sorso-Sennori è riferita a 4 tipologie di vini: il Moscato di Sorso-Sennori bianco dal colore giallo dorato e dall'odore intenso, caratteristico legato al sapore dolce, fine, vellutato. Il Moscato di Sorso-Sennori passito: dal colore: giallo dorato e dal profumo intenso ed etereo, di frutta matura legato al sapore: dolce, pieno, mielato; Il Moscato di Sorso-Sennori» liquoroso: colore giallo dorato con odore intenso, caratteristico, etereo; arricchito dal sapore dolce, complesso, fine; e infine il Moscato di Sorso-Sennori spumante: dalla spuma fine ed evanescente; riconoscibile dal colore giallo paglierino e dall'odore aromatico e delicato, caratteristico; il sapore è dolce e delicato, fruttato e caratteristico di Moscato. Quindi in tutte le tipologie si riscontrano aromi floreali e fruttati tipici della cultivar di base, e con note, in particolare nelle tipologie “bianco”, “passito” e “liquoroso”, di miele, mandorle e frutta secca.
Il Moscato di Sorso-Sennori Doc va abbinato a tutta la pasticceria dal sapore delicato e a torte di frutta. La versione Liquoroso dolce è ottimo con pasticceria secca a base di mandorle o frutta secca, ma anche ai formaggi piccanti.
Tutti vanno degustati in piccoli calici a tulipano a una temperatura che va dai 10 ai 14°C.
Il Nasco di Cagliari D.O.C. è la perla dell'enologia sarda, ottenuto da uve Nasco in purezza. E' un vitigno unico al mondo coltivato esclusivamente in Sardegna, in particolare nel cagliaritano. Le produzioni sono limitatissime e si attestano sui 350 quintali annui. É quindi un prodotto rarissimo ed eccezionale, apprezzato soprattutto dai palati più competenti e severi.
Il nome Nasco deriva dal sardo Nascu ovvero muschio, a indicare il profumo di sottobosco tipico delle uve da cui si produce.
Il Nasco di Cagliari viene prodotto nelle versioni Dolce naturale, Secco, Liquoroso dolce naturale e Liquoroso secco.
Il Nasco di Cagliari Doc, nelle versioni Dolce naturale e Secco, risulta di un colore giallo dorato limpidissimo ha un profumo muschiato, intenso e persistente, fruttato, aromatico e molto fine. Il suo gusto dolce e caldo, è di ottima struttura, molto equilibrato e persistente. Si abbina elegantemente a formaggi piccanti, alla frutta e a tutta la pasticceria secca, ma dà il meglio di sè abbinato alle seadas.
Il tipo secco è indicato come aperitivo e per antipasti molto raffinati di crostacei e molluschi. Entrambe le versioni vanno degustate in coppe larghe a una temperatura di 6-8°C o in calici svasati a 8-10 °C.
Le versioni Liquoroso dolce naturale e Secco hanno colore che va dal giallo paglierino al giallo dorato brillante. All'odore e al sapore presentano una maggiore finezza e un più spiccato aroma rispetto alla versione Dolce naturale. Il Nasco di Cagliari Doc Liquoroso dolce naturale va abbinato a pasticceria secca, torte con creme e confetture di frutta, biscotti alla pasta di mandorle. Il liquoroso è da dessert oppure da fuori pasto. Entrambe le versioni vanno degustate in calici di piccola capacità a tulipano a una temperatura di 12-14°C.
Tra i vitigni a bacca bianca della Sardegna, il Nuragus di Cagliari DOC è il più diffuso nell'isola, anche se la presenza di questo vitigno è concentrata soprattutto nelle province di Cagliari e Oristano. Sopravvissuto agli attacchi di fillossera che nei primi anni del '900 distrussero altre varietà di vitigni, il Nuragus ha riempito i vuoti lasciati dalle altre varietà e ha espanso ulteriormente il proprio vigneto. L'elevata diffusione è dovuta anche alla sua rusticità e alla resistenza nei confronti dei parassiti della vite, oltre che alla facilità con cui si adatta a ogni tipo di terreno. Inoltre la grande generosità produttiva lo ha reso un vino molto amato tra i vignaioli sardi. L'origine del vitigno Nuragus è incerta: alcuni ritengono che furono i navigatori fenici, fondatori della antica città di Nora i cui ruderi sono ancora visibili nella zona costiera a sud-ovest di Cagliari, a impiantare il vitigno nell'isola. Secondo altri si tratterebbe di un vitigno autoctono. Chi sostiene l'origine fenicia del vitigno fa derivare il nome del Nuragus di Cagliari dalla locuzione nur che nell'antica lingua fenicia significava "fuoco": gli acini maturano grazie all'esposizione del sole e del calore; chi invece sostiene l'origine autoctona, accosta il nome del vitigno a quello dei Nuraghi, poiché il grappolo ha una forma simile a quella di un nuraghe rovesciato. Alcuni avanzano anche un'altra ipotesi, ossia un vitigno di origine selvatica derivante da modificazioni di viti introdotte dai Romani nel territorio di Valentia, in prossimità dell'attuale paese Nuragus, da cui probabilmente prende il nome.
Il vino Nuragus di Cagliari è di colore giallo paglierino tenue, talvolta con riflessi verdognoli; è caratterizzato da un bouquet leggero e gradevole, con profumi di mela verde e delicate note agrumate, e da un gusto sapido e piacevolmente fresco al palato, secco oppure amabile a seconda della tipologia, morbido e leggero di corpo. La gradazione alcolica varia a seconda della zona di produzione, ma non è comunque mai inferiore ai 10,5°. Si produce anche nelle tipologie frizzante e amabile con le sottocategorie, tranquillo e frizzante.
Il Nuragus di Cagliari Doc è un vino da pasto nella versione secco e da fine pasto nella versione amabile. Il Nuragus di Cagliari Secco si accosta piacevolmente insieme a piatti di pesce, zuppe di conchigliacei, antipasti magri, pesce arrosto o alla griglia, crostacei lessati conditi con olio d'oliva. Si abbina bene anche a carni bianche, formaggi giovani, torte salate di verdura e primi piatti delicati.
È un ottimo aperitivo se servito molto freddo.
Va degustato in calici a tulipano svasato, a una temperatura di servizio tra i tra i 6 e gli 8° C, se abbinato a piatti freddi, e 12° C se accostato a piatti caldi. Si consuma giovane o dopo un moderato invecchiamento di uno o al massimo due anni in luogo fresco e buio, in bottiglie diritte.
Il Sardegna Semidano Doc è un vino da pasto o da fine pasto prodotto anche nelle versioni Spumante, Superiore, Passito e Mogoro (sottozona). Si ottiene con uve del vitigno Semidano per l'85% con il concorso di altri vitigni a bacca bianca non aromatica fino a una percentuale massima del 15%. La vite è presente in Sardegna da tempi remoti; la sua coltura non ha avuto interruzione nei vari secoli ma la produzione è diventata stabile soltanto nell'Ottocento, durante il Regno sardo-piemontese, quando nel resto d'Europa molti vigneti venivano colpiti dall'epidemia di fillossera.
Il Sardegna Semidano Doc presenta un colore giallo paglierino con riflessi dorati e ha un profumo delicato, fruttato e caratteristico; il sapore è morbido, sapido e fresco. La gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Va degustato con conchigliacei anche crudi, minestre e risotti di terra e di mare, fritture e grigliate miste di pesce. Il calice consigliato è quello di media capacità a tulipano svasato; la temperatura deve essere di 8-10°C.
Il Sardegna Semidano Doc Spumante ha colore giallo paglierino con riflessi tendenti al verdognolo, perlage fine e persistente. Il profumo è caratteristico e delicato, il suo sapore è sapido, fresco, secco o amabile o dolce e leggermente aromatico. La gradazione minima è di 11,5 gradi. Va abbinato a dolci da forno, dolci a pasta lievitata, soprattutto a base di frutta. Va degustato in calici flûte a una temperatura di 6-8°C.
La versione Passito ha colore giallo oro, odore intenso, etereo di frutta matura, sapore dolce, pieno e mielato. La gradazione minima è di 15 gradi. É ottimo se accompagnato a dolci da forno e a pasticceria secca; è anche un vino da meditazione e di fine pasto. Va servito in calici di media capacità a tulipano a una temperatura di 10-12°C.
Spesso accade che i bei ricordi ritornano alla mente senza preavviso. Basta un gesto, un oggetto, un luogo ed ecco che una serie di immagini riempiono la mente e il cuore, portandoci indietro nel tempo.
Per noi, amanti del cibo, la cucina è il luogo più frequentato dai ricordi. E' il l
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