Dedico questa pagina ai Boschi della Sardegna, da me tanto amati, proponendo un passo dello scrittore Mauro Corona. Nel suo
...Il carciofo, l'ortaggio dal cuore tenero, deriva biologicamente dal cardo selvatico, cardus in latino e cugùntzula in sardo.
Benché conosciuto fin dall'antichità, la sua produzione nell'isola inizia solo dopo la prima guerra mondiale, interessando soprattutto il territorio del Medio Campidano.
Veniva coltivato in piccoli orti per il consumo familiare. Gli impianti erano modesti con un massimo di 50-100 piante, situati spesso tra i filari dei vigneti.
Filari di piccole piante disegnano gli orti e le campagne lontano dalle città. I loro baccelli verdi contengono un legume tanto amato dai sardi ma anche temuto.
Amato perché viene consumato in tanti piatti tradizionali. Temuto perché legato ad una malattia genetica dei globuli rossi, conosciuta come favismo.
Il suo nome è “Vicia faba”, la Fava.
Questo dualismo era già presente nell'antichità. Si racconta che Cerere, la dea della terra e della fertilità avesse donato a una città dell’Arcadia i semi di tutti i legumi tranne quelli delle fave, perché una superstizione voleva che nelle fave “dimorassero le anime dei morti”. Credenza avvalorata anche da Pitagora e dagli stessi usi sardi, che vogliono le fave secche, tra i doni per le anime nella ricorrenza dei defunti.
Anche i Romani le consumavano con uova, miele ed erbe varie. In primavera, durante i festeggiamenti dedicati alla dea Flora, protettrice della natura che germoglia, i Romani le gettavano sulla folla in segno di buon augurio. Concluse le feste, però, la fava tornava ad essere considerata impura e relegata ai soli riti religiosi per i defunti.
Secondo una credenza popolare, chiunque trovi sette semi in un baccello di fava avrà un periodo di grande fortuna.
Io ci ho provato, ma per ora niente, sette semi non li ho ancora trovati!
Vero è che la pianta delle fave porta fortuna all'intero orto, infatti arricchisce il terreno di azoto e attira su di sé tutti i parassiti, che di conseguenza non infestano gli altri ortaggi.
Questa piccola pianta è un ortaggio annuale originario dell’Asia. In Sardegna viene consumato crudo o cotto, fresco o secco a seconda delle stagioni.
In inverno si utilizzano le fave secche per piatti succulenti come la Favata Sassarese o Fave secche con cotenna di maiale.
La primavera, invece, è il periodo della raccolta delle fave fresche, così InsulaGolosaRicette ha scelto una delle tante ricette dei pastori e dei contadini, per augurare a tutti buona fortuna.
Ecco la ricetta delle favette bollite profumate alla menta.
Anticamente i finocchi, come altre piante aromatiche, venivano, utilizzati in cucina per conservare e insaporire la carne di maiale e, a volte, anche per confondere il sapore della carne un po' andata.
Disponibile a km 0 per tutto l'inverno fino alla primavera inoltrata, il finocchio è un ortaggio molto versatile e si può consumare a crudo o cotto.
Sulle tavole sarde viene utilizzato per accompagnare di piatti di carne elaborati, perché è un ottimo depurativo e digestivo.
Tra le tante ricette InsulaGolosaRicette vi suggerisce un contorno molto semplice, il finocchio alla sarda, ideale per le occasioni informali oppure per un pranzo o una cena improvvisa, quando si è costretti a recuperare qualcosa dalla dispensa.
In primavera i fiori delle aromatiche sbocciano felici sotto il sole. I miei preferiti sono quelli blu e viola, i cui colori scacciano la tristezza e portano il buonumore. Ma quali sono le aromatiche dai fiori blu e viola?
E' semplice quelle più utilizzate in cucina per il loro profumo e per le loro caratteristiche organolettiche: la menta, il timo, l'origano, il rosmarino.
Non dimentichiamo la salvia, in botanica Salvia Officinalis, una pianta arbustiva della famiglia delle lamiacee, parente stretta delle precedenti aromatiche. E' facilmente riconoscibile dalle foglie, caratterizzate dalla forma ovale allungata e dalla leggera peluria che le ricopre, rendendole di un colore verde tendente al bianco grigio. I fiori vengono utilizzati, in cucina per decorare i piatti, mentre le foglie sono un ingrediente da condimento, utilizzato anche come base per alcuni piatti.
Tanti paesi, tanti nomi diversi... per indicare la stessa cosa.
Sì, in Sardegna siamo così, non siamo confusi ma ci piace localizzare e personalizzare dalla notte dei tempi. Prima ancora dell'invenzione dei satelliti e delle mappe digitali.
Ogni paese è un mondo a sé, con la sua parlata, le sue usanze e i suoi piatti.
Fate una prova ... sul campo! Mettete gli scarponcini e andate a gironzolare per le campagne sarde, troverete tante erbette selvatiche "ribelli" che cambiano nome a seconda delle zone, che siano montagne o scogliere vicino al mare.
Chiedete agli anziani il nome, ad esempio del Tarassaco Comune o Dente di Leone, dal fiore giallo come il sole. Vi risponderanno: piascialettu, zangune riestu, camingioni, gicoria burda, zicoria burda, zizziolu.
Forse è un'eredità lasciata dai popoli del Mediterraneo con i quali avevamo scambi commerciali e culturali.
Per gli antichi greci il termine Tarassaco significava "rimedio per ogni male" per le sue proprietà curative, per gli arabi "erba amara" per il sapore pungente, per i monaci medioevali "cicoria selvatica", perché molto simile alla cicoria comune, dal fiore color indaco.
Anticamente nell'isola si riteneva che su martuzeddu, il crescione d'acqua avesse proprietà afrodisiache specie se consumato in insalata con cipolle e succo di limone.
Questa bellissima pianta spontanea vive in prossimità di corsi d'acqua perché predilige luoghi freschi e ombrosi. Utilizzata a crudo è ricca di vitamina C, sali minerali e oligoelementi ed è ottima in insalata per il suo sapore piccante, si mischia alla lattuga, cicoria, pomodori, ravanelli e qualsiasi insalata mista; può essere usata come pianta aromatica per ingentilire purè e formaggi.
La sua raccolta avviene poco prima e durante il periodo di fioritura, che va da maggio a giugno. Oltre questo periodo non va raccolta.
InsulaGolosaRicette propone la ricetta della tradizione contadina.
Ci sono tante storie da ricordare ma alcune volte sono talmente coinvolgenti che le parole stentano a prendere forma sul foglio di carta.
I ricordi, le immagini e il cuore corrono veloci senza trovare un luogo di conforto e di tranquillità, perché sono storie della giovinezza che è scivolata via tra le dita in un batter d'occhio.
Così, col cuore in subbuglio, si tenta di mettere in ordine la scrivania e il caso vuole che sfogliando un libro un po' impolverato, si trovano le parole che raccontano una di quelle storie...
In autunno e all'inizio dell'inverno è tempo di andar per funghi, ma per chi come me non capisce nulla di micologia è più facile gironzolare per le campagne e scoprire i profumi delle essenze mediterranee bagnate dalla rugiada.
Erica, lentisco, cisto, alloro, rosmarino, timo si mescolano tra di loro creando un arcobaleno di sentori; basta accarezzare lievemente le loro chiome per sentirne l'aroma.
Ed è proprio durante l'inverno che è facile intravedere, tra le altre essenze, il famoso mirto sardo, sa murta. Le sue bacche bluastre spiccano nel verde delle foglie regalandoci cromie particolari.
Tra le tante essenze della macchia, forse il mirto è il più conosciuto perché molto versatile in cucina: le bacche sono la base del famoso liquore, così come le foglie, utilizzate anche per profumare gli arrosti.
In questa pagina InsulaGolosaRicette vuole proporvi una ricetta che utilizza i suoi rametti ma con una semplice raccomandazione: non abusate delle sue chiome perché è una specie indigena della macchia mediterranea. Tuteliamola e rispettiamola. Raccogliamo quindi solo piccoli rametti, con parsimonia, giusto per preparare un particolare condimento da conservare e utilizzare tutto l'anno, l'olio al mirto, perfetto per condire, a fine cottura, le carni e i pesci arrosto.
Ecco i prodotti delle eccellenze dell'Isola di Sardegna, che hanno avuto il riconoscimento di qualità dalle massime autorità nazionali e internazionali.
Segui il marchio e garantisci il tuo acquisto.
InsulaGolosaRicette augura a tutti voi e alla sua terra, Buon Appetito ♥
Questa è la volta dell'Olio extravergine di Oliva di Sardegna DOP
In autunno tra i colori dorati e aranciati, spiccano i verdi e i viola delle olive mature. E' il tempo della raccolta delle olive. Ancora oggi nelle campagne le famiglie fanno la tradizionale raccolta manuale; ai piedi della pianta vengono preparate le piazzole dove le olive mature cadono a terra, perché spinte dal vento o perché mature. Quindi vengono radunate eliminando le foglie, e selezionate. Le più belle, quelle grandi e verdi, vengono messe da parte perché destinate al consumo a tavola, le altre vengono trasportate al frantoio per la molitura.
Ecco un ricetta semplice per conservare le olive verdi da consumare durante tutto l'anno come contorno o come antipasto: le olive in salamoia di InsulaGolosaRicette.
La raccolta delle olive ha i suoi tempi, che vengono scanditi dalla maturazione delle olive. Le olive nere da tavola sono le ultime ad essere raccolte perché le più tarde a maturare. Esistono diverse ricette con le olive nere tra cui quella antica come gli stessi uliveti sardi: le olive nere secche al sale.
InsulaGolosaRicette propone una ricetta, rubata dalle mani sapienti di donne semplici e creative, sempre capaci di inventare piatti deliziosi con pochi ingredienti.
La raccolta delle olive ha tradizioni lontanissime. Tutto inizia con la fine della stagione di raccolta dell'anno precedente. Gli alberi d'ulivo vengono potati a fine inverno, quando le temperature non sono molto basse perché potrebbero danneggiarli. La potatura non deve mai essere aggressiva ma studiata in modo che tutti i rami vengano illuminati dal sole.
A primavera iniziano a vedersi i primi boccioli che si trasformano in piccoli con fiori bianchi, privi, però, di apparato di richiamo, di nettare e di profumi. L'impollinazione dell'olivo non dipende dagli insetti. Il suo polline, abbondante, liscio e leggero si disperde grazie al vento, tant'è l'ulivo fa parte delle piante che utilizzano l'impollinazione anemofila.
Il vento, benché si dica, è un grande amico dell'ulivo, perché mezzo di dispersione del polline. Pensate che solo il 2-3% dei fiori viene impollinato, diventa frutto e futuro raccolto in autunno.
Non ci resta che aspettare le belle giornate di autunno per iniziare la raccolta delle olive, prediligendo quella a mano.
InsulaGolosaRicette vi propone una ricetta semplice per conservare le olive verdi: le olive confettate, ottime come contorno, come antipasto o per insaporire le carni di suino in umido, da consumare durante tutto l'anno. Ci vuole solo un po' di tempo e di pazienza e il gioco è fatto.
In Sardegna c'è una notte di inizio estate che diventa magica. Le donne escono di casa al tramonto e vanno incontro alla macchia mediterranea alla ricerca delle essenze più profumate, da conservare per tutto l'anno.
Grazia Deledda, in Cenere ci racconta di una di queste donne, Oli.
Il calendario ci dice che l'autunno è alle porte ma per noi sardi, ribelli e testardi, è ancora tempo di sole. L'estate è un sentimento che avvolge, difficile da allontanare. Ne siamo sempre innamorati. É un desiderio quasi fisico, vogliamo il sole luminoso della bella stagione, dei suoi profumi e delle sue promesse.
Così spalanchiamo le finestre della cucina e facciamo entrare la luce del primo mattino che illumina gli oggetti e le pareti! L'autunno è per noi ancora lontano, avrà tempo di farci compagnia.
Catturiamo le fragranze e le essenze estive della terra e prepariamo insieme a voi, un piatto antico dal sapore del sole di Sardegna, da conservare e consumare anche nelle giornate più fredde dell'anno.
La Sardegna è una terra antica, che continua a tenere vive tradizioni secolari, attraverso atti concreti. «Sa Paradura» dei pastori sardi ne è un esempio. É un'antichissima forma di mutuo soccorso, un simbolo di unione e solidarietà tra gli allevatori.
Spesso gli eventi o le calamità naturali arrivano inaspettati e sorprendono tutti, senza fa
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