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Arròsa de monti, rosa de monte, arròsa de padenti, arròsa piònica, arròsa de margiani, rosa de coga.

peonia

Ad aprile e a maggio tra l

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Profumo di casa

essenzeLe essenze profumate, raccolte in campagna o nei boschi, durante tutta la primavera, ci regalano sentori unici.

Siamo abituati ad utilizzare le erbe aromatiche e le spezie in cucina, ma è bene sapere che sono ottimi per preparare i profumi per l'ambiente. Provate a spargere nell'aria note di cannella o rosmarino, gli ambienti della vostra casa saranno avvolti da un'aurea magica e profumata, molto invitante. 

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Ricami d'arte

ricamoIl rito del buon mangiare è legato al luogo della cucina con le sue stanze attigue, il suo arredamento e il suo allestimento. La tradizione vuole che in cucina ci sia sempre la legna da ardere sistemata vicino al camino e che il forno per il pane, situato nel cortile, sia pronto per essere acceso almeno una volta alla settimana. Gli oggetti di uso quotidiano, come i cesti e le pentole, sono appesi alle pareti; gli utensili da cucina, perfettamente puliti, sostano ordinati sulla mensola. Alle finestre le tende di lino, con le pavoncelle decorate a pibionesfanno entrare dolcemente la luce abbagliante del sole, riscaldando le stanze. 

InsulaGolosaRicette vuole dedicare questa pagina al Corredo buono de sa domu, per intenderci, quello di nonna, ossia l'insieme di tovaglie, tovaglioli, grembiuli, copriletti, tende e..., tutti realizzati a mano con materiali naturali e preziosi.

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S'arramadura

Piccoli paesi, borghi antichi, centri quasi disabitati, città metropolitane... in Sardegna ogni comunità ha il suo santo, o la sua santa, da venerare e da omaggiare con sagre e feste a loro dedicate.

S'arramadura

Tra le tante curiosità che InsulaGolosaRicette può raccontarvi sulle feste religiose, abbiamo scelto S'Arramadura, perché richiama i profumi e i colori della natura.

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Scampagnata, ops picnic

Ogni tanto sfoglio l’album delle mie fotografie e nelle prime pagine rivedo me con le mie sorelline a giocare in aperta campagna tra i fiori di cisto e di asfodelo. Scatti di felicità con gli zii e i parenti tutti. Sorrido e penso che ora spetta a me regalare ai miei nipotini gli stessi momenti spensierati.
Quindi perché non organizzare un picnic da fare invidia agli americani? Intanto ricordiamoci che i bambini non amano stare troppo tempo in auto, scegliamo così una località vicino a casa dove possono giocare a palla, correre, arrampicarsi sugli alberi, senza incorrere in infortuni gravi, magari vicino ad una fattoria o ad un ovile per stare a contatto con gli animali.

InsulaGolosaRicette vi suggerisce il kit e il menù del picnic perfetto very country.  

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Star bene a tavola

Il mangiare è un piacere e, se accompagnato dalle buone maniere diventa anche alla moda. Ecco alcuni consigli di  InsulaGolosaRicette per star bene a tavola.

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Una notte per le anime

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La notte prima del 2 novembre è alle porte e la sera si tinge di mistero. Una volta all'anno, le anime dei morti ritornano dall'aldilà e vagano per le vie del paese.; tra i vivi cresce il desiderio di incontrarle. 

Nelle case si accendono piccole lanterne (lantias) per illuminare e indicare loro la strada. Sono attesi con affetto e rispetto. Le tavole vengono imbandite con tovaglie ricamate e  stoviglie ricercate che le famiglie portano fuori solo nelle occasioni importanti. I prodotti autunnali sono i protagonisti: non mancano mai le fave secche (i cibo dei morti), le castagne, le noci e le nocciole. Tutta la notte è dedicata agli spiriti che per una notte ritornano in famiglia come un tempo che fu.

Ad accogliere le anime ci sono anche i bambini che si travestono con vecchi abiti e si dipingono la faccia con il carbone. Impazienti come solo i giovani sanno fare, tra le risate e un po’ di paura, bussano alle porte dei vicini recitando le litanie in dialetto:
 “seus benius po is animeddas”(siamo venuti per le anime);

“mi das fait po praxeri is animeddas” (dammi qualcosa per le anime);

“seu su mortu mortu” (siamo le anime morte);

“carki cosa po sas anima”; (dateci qualcosa per le anime);

Tutte richieste di accoglienza e di doni per le anime dei morti. I paesani aprono gli usci e offrono ai piccoli dolci fatti in casa e frutta secca. I bambini ne fanno incetta e scappano felici, così fino a tarda sera, casa dopo casa. Sui tetti si intravede un barbagianni che sorvola silenzioso nel cielo scuro, guardiano dei vivi e dei morti. 

Nelle case illuminate le donne continuano a preparare i dolci per le anime, primo tra tutti il pane dei morti, su pani e' saba, una sorta di piccola pagnotta dolce realizzata con la sapa (mosto di vino) e le noci o le nocciole. Ha un profumo intenso di frutta tostata e di spezie, di legni e di bosco.

E' usanza diffusa consumare su pani e' saba (molto simile alla pabassinas, ma più morbido e più piccolo) davanti al fuoco acceso, con un bicchiere di buon vino secco. 

E così  un’altra notte è passata, un rito che si ripete nella notte dei Defunti da tempi remoti, quando in Sardegna vivevano solo le Janas nelle domus scavate nella roccia e i Gentiles, i giganti di bell’aspetto, a cui si deve la costruzione dei magnifici monumenti funerari megalitici, presenti in gran parte dell’isola. 

 

 

 

 

Quiete bianca

Solitamente parlando della Sardegna, si immediatamente all'estate e al colore del mare e del sole. Ma se avete la fortuna di venire in primavera sarete sorpresi dal colore che maggiormente si percepisce: penserete al verde dei prati, al blu del mare. Ebbene no! E' il bianco della luce che domina su tutto. Il sole è già crudele e allo stesso tempo dolce. Illumina e imbianca il paesaggio, creando spazi immensi. La quiete prende il sopravvento e la tranquillità pervade i sensi. L’istinto primordiale conduce alle spiagge di sabbia finissima. Bianchissime anche le rocce di natura trachitica o le falesie calcaree, i graniti e le masse di schisti. La più celebre è quella di Cala Luna, bellezza naturale rimasta intatta nonostante il grande affl usso turistico, lambita da acque di colore verde smeraldo e turchese, mentre Cala Sisine può impressionare al levarsi della luna. Cala Goloritzè, dominata da un obelisco naturale, è famosa per le sfumature che si possono ammirare prima che il sole possa nascondersi dietro gli scogli. Per gli amanti della quiete la spiaggia di Su Sirboni è meta consolidata: quasi sempre deserta data la difficoltà nel raggiungerla, una volta arrivati ci si può godere uno scenario mozzafiato. All’estremità meridionale del Golfo di Orosei, la spiaggia di Santa Maria Novarrese è contornata da pini marittimi mentre quella di Lotzorai è una riserva naturale. Bianca anche la camicia del costume degli uomini e dei cavalieri delle corse a cavallo: “ragas”, la camicia di lino, abbinata al gilet, berretto e giacca, tipica della tradizione pastorale. I costumi tradizionali possono essere ammirati Il 1° maggio, a Cagliari, per la “Sagra di Sant’Efisio” , uno dei più importanti eventi religiosi e folkloristici della Sardegna. La manifestazione risale al 1656 quando il Santo liberò la città da una violenta epidemia di peste.
Ma Bianco è anche il colore di baballottis e del velo che copre il corpo di Gesù deposto, nelle processioni pasquali delle antiche 7 città regie della Sardegna: Castelsardo, Sassari, Alghero, Bosa, Oristano, Iglesias, Cagliari.
La Sardegna è bianca sotto la luce della luna nei siti archeologici: i nuraghi di Barumini, le domus de janas di Dorgali, le necropoli puniche di Sant’Antioco, silenziosi la notte, si risvegliano durante la giornata quando i visitatori rimangono meravigliati dalla loro bellezza.
Così come sono bianchi i piatti tipici, dai sapori forti e decisi ed al contempo semplici e genuini. Una delle prelibatezze più caratteristiche, il “pane carasau” detto anche Pan di Musica. In una terra ricca di pascoli e vegetazione i formaggi locali assumono un sapore ed un aroma fuori dal comune, il sapore della tradizione contadina che si tramanda nei riti che accompagnano il susseguirsi delle stagioni e delle maree, così come si apprezzano i particolari vini e gli squisiti dolci. Meritano una segnalazione a parte i bianchittos, dolci di forma piramidale friabili, spesso guarniti con mandorle e diavoletti colorati, le copulettas tipiche del Gal di Oristano ed il pirichittus cagliaritano.

Tessuti bianchi con acini d'uva

Uno dei simboli dell’artigianato sardo è la tessitura su telai tradizionali. Fin dall'antichità in Sardegna si realizzano tessuti per tappeti, tendaggi, tovagliati e biancheria. La lavorazione più conosciuta è quella detta a pibiones.

I pibiones (letteralmente “acini d’uva”) sono i rilievi granulari della trama che si ottengono attorcigliando un filo supplementare attorno ad un ago appoggiato sul dritto della tela. Selezionando i punti dove si fanno emergere i pibiones, lentamente si compongono disegni assai complessi.

Tessuto sardoA Cagliari, presso la Cittadella dei Musei, è possibile visitare la Collezione Luigi Cocco (Museo Etnografico) dove sono esposti pezzi originali dell'Ottocento e Novecento.

Fino a qualche decennio fa il corredo delle fanciulle sarde era composto da pezzi unici, tessuti e ricamati dalle donne di casa. Oggi questi pezzi vengono custoditi con cura e "rispolverati" durante le feste popolari.

É usanza infatti abbellire i balconi e i davanzali delle finestre, con gli arazzi e le coperte tessute a mano, in onore del santo che si festeggia. Immaginatevi una città come Cagliari, moderna e metropolitana, che per una giornata intera, precisamente il 1 maggio, si immerge in un'atmosfera d'altri tempi: le strade vengono addobbate a festa con fiori e piante, i balconi ingraziositi con tessuti finemente lavorati; da una facciata all'altra sbandierano i ritagli di carta colorata stesi in fili di spago e lungo le strade petali di rose e fiori diventano un tappeto per Sant'Efisio.

La magia, il colore e la fede si mescolano per riportarci indietro in un rito, sempre vivo e attuale, dal 1656. Ma la magia più grande è che questo tipo di manifestazioni non si svolgono solo nel centro più importante dell'isola, ma in tutti i paesi e i centri della Sardegna. Ogni mese, ogni stagione è cadenzata da una festa o sagra popolare dove i tessuti in cotone o in lana e i ricami sul lino bianco fanno nella mostra di sé.

Cielo e vento

BIRDWATCHING . Da Orgosolo ad Alghero, dall’isola di Sant’Antioco e San Pietro alle vette del Gennargentu, varie specie di uccelli popolano l’intero territorio. Si possono avvistare il gheppio, l’astore, il falco pellegrino, lo sparviero e con più fortuna l’aquila reale, superba ed elegante. Nelle scogliere di Bosa si avvista qualche esemplare di avvoltoio grifone, ora in via di ripopolamento dopo un periodo in cui si è temuta l’estinzione.

TRAINATI DA UN AQUILONE. La costa sud ovest della Sardegna grazie alle sue caratteristiche orografiche e metereologiche è un vero paradiso per il windsurf e del kitesurf. Durante la stagione primaverile l’anticiclone delle Azzorre arriva sul Mediterraneo è determina un vento di maestrale ideale per questi sport estremi.

Selvaggio Blu

selvaggio bluCorre voce che Selvaggio Blu sia il trek più difficile d’Italia, è forse anche il più originale e bello immerso nei paesaggi ancora selvaggi e incontaminati della parte orientale dell’isola. Sospeso tra il blu del mare ed le alte pareti rocciose, è un itinerario che si snoda lungo le magnifiche falesie e mulattiere del Golfo di Orosei. Si parte dalla Guglia di Pedra Longa e si continua lungo le tracce lasciate dai carbonai, percorrendo sentieri a ridosso delle falesie e a picco sul mare fino a raggiungere la spiaggia di Cala Sisine. L’itinerario è in buona parte segnato ma si consiglia caldamente di affidarsi a guide esperte locali che nel territorio certamente non mancano. Prima di loro, oltre ai pastori, i veri angeli custodi di queste montagne a strapiombo sul mare, c’era passato "L'esploratore innamorato", il sardopiemontese Alberto Della Marmora. È stato il primo, nel suo «Viaggio nell’Isola di Sardegna» del 1857, a scrivere del territorio di Baunei.

«Un territorio che è fin troppo facile definire d’incanto. Non si raggiungono altitudini elevate. La cima più alta è Punta Turusèle, 1024 metri sul livello del mare, ma è frequente un netto stacco tra le creste e le vallate, costituite da vere e proprie incisioni sormontate da pareti strapiombanti. Qui la natura geologica è stupefacente, combinata all’azione continua di acqua, vento e pioggia che hanno portato alla forte modellazione del Supramonte, caratteristiche morfologiche stupende, canaloni e codule, cenge e falesie a picco sul mare, pochi pianori».

Il sole all’improvviso

Quando si dice Sardegna si dice sole, calore, natura. E il suo colore è giallo. Il ciclo del sole è il viaggio della vita con la nascita, vita e morte per poi rinascere al nuovo giorno con una nuova alba. Il sole è il cerchio che si ripresenta nella vita quotidiana. Dai rosoni delle cassapanche intagliate nel legno, ai tradizionali cestini in canna, ceste e corbule in giunco e fieno: “is canisteddus”, di forma circolare con i bordi piatti, “sas crobeddas”, di forma troncoconica con struttura a spirale e decorate con stoffe damascate dai colori vivaci, “is pisceddas”, di forma cilindrica leggermente svasata. Pazientemente intrecciate a mano dalle cestinaie di Flussio, Sinnai e Ollolai sono oggetti d’arredamento di notevole pregio, decorati con disegni floreali o di animali. elicrisoDalla pintadera o stampo per il pane in terracotta, decorata con cerchi concentrici incisi, risalente al VIII secolo a. C.; al ballo popolare su ballu tundu, il ballo tondo, imperniato su un cerchio che si scompone e ricompone inevitabilmente, dopo ogni variazione coreografi ca. È un cerchio anche il pane carasau: una sfoglia di pane sottile che viene fatta cuocere al forno due volte e che, a seconda del condimento, ha dato origine a varie derivazioni (con sale e olio diventa “guttiau”, dal maggiore spessore e di forma rettangolare è invece il “pistoccu”). E se il sole è fonte di vita, è proprio grazie al clima mite e temperato, accompagnato dalla particolare morfologia del territorio, che la Sardegna regala agli appassionati della buona cucina una grande quantità di prodotti tipici. In primis il pane, ricordiamo la “spianata” sarda, di pasta morbida, molto simile alla piadina romagnola. Poi ”su civraxiu” che ha un aspetto rigonfio ma non troppo; mentre pane tipico del Campidano msu moddizzosu”, si riconosce dalla morbidezza della pasta e la della crosta esterna croccante. E ancora il pane degli sposi, occasione in cui assume la forma di cerchi intrecciati talvolta con l’aggiunta di elementi quali, le fedi nuziali, od uccellini posati su ghirlande di fiori forgiati con la stessa pasta. Per quanto concerne i primi piatti meritano i “Malloreddus” (gnocchetti sardi con pomodoro e salsiccia) e i “Culunzones” (pasta ripiena di formaggio fresco del posto e spinaci). Carne e pesce sono altre specialità, laddove l’agnello può definirsi per antonomasia prodotto tipico da presentare in vari modi. E ancora la gallina con il mirto ed il dentice alla vernaccia sono, altresì, assolutamente da provare.. Tra i vini doc troviamo il Carignano del Sulcis (rosso del cagliaritano), il Mandrolisai, il Vermentino di Gallura e la Vernaccia di Oristano. Nonché il vino Cannonau prodotto dal vitigno a bacca nera più diffuso in Sardegna. La sua coltivazione è diffusa in tutta l’isola con una maggiore concentrazione nelle aree centrali del territorio. L’origine del vitigno non è nota, ma la maggior parte degli esperti è concorde nel ritenerlo importato dalla penisola iberica. Resti di vinaccioli risalenti a 3200 anni fa sono stati ritrovati sull’isola, il che ne farebbe il vino più antico del Mediterraneo.

La bottarga è l'oro sardo

bottarga


La bottarga è “il caviale sardo”. Ha origini antichissime; dall’arabo “butarikh” (uova di pesce salate), può essere di uova di muggine o di tonno. La bottarga di muggine è tipica dello stagno di Cabras nell’oristanese. Il vino che ne esalta meglio il gusto è senza alcun dubbio la Vernaccia di Oristano, un DOC di colore giallo ambrato, più o meno carico a seconda dell’invecchiamento. La bottarga di tonno viene lavorata artigianalmente nelle tonnare di Carloforte: le uova diventano le profumate “baffe” ambrate, pronte per essere gustate sulla tavola.
Si possono consumare semplicemente tagliate a fettine sottili con un filo di olio extravergine di oliva oppure grattugiate sul pane o sulla pasta appena scolata.
Un'ottima alternativa è la bottarga con carciofi freschi.

Oro e argento nella filigrana

bottoni sardiIl sole è uno dei simboli ricorrenti nei gioielli sardi, come altri elementi che rimandano alla natura: bottoni, gemelli, collane e pendenti, catene, gancere, spille, anelli, amuleti e orecchini. Proprio questi ultimi si possono definire come un’eccellenza del settore. Tra tutti i gioielli sardi gli orecchini sono quelli che affascinano di più: solitamente costituiti da un pezzo di corallo lavorato a goccia fasciato da un cerchietto in oro al quale è fissato lo spillo da inserire nel lobo. Degni di nota gli orecchini “a fiocco” e quelli “a palia”, mentre quelli “a torre” (formati da due tronchi di cono o piramide in lamina d’oro uniti per la base e contornati da filo sottilissimo arricchito con granuli) decantano al meglio la cura del particolare dei professionisti del settore.

Variopinti murales

Murale MontrestaI murales sono tele all’aperto. Le pareti di edifici prendono "colore" e iniziano a raccontare ai passanti storie comuni. Le sfumature calde dei gialli e dell'ocra narrano le fatiche, le denunce, di una la vita semplice fatta di piccole e grandi conquiste. Vi si leggono i malesseri, le sofferenze ma anche le speranze, la fede di una comunità. Il fenomeno culturale del muralismo ha avuto la sua maggiore espressione in quattro centri isolani: Orgosolo, San Sperate, Villamar e Serramanna. Dozzine e dozzine di pitture parlano della vita del paese, della storia e della cultura.

Mare rosso

Le reti vengono calate in mare verso i primi di maggio e vi restano fino al mese di giugno. I tonnarotti sulle barche, al comando del rais, il capo della tonnara, tirano su la rete. I tonni si dibattono, si feriscono, e quando sono sfiniti, i tonnarotti li infilzano e li issano sulle barche. Il mare si tinge di rosso. è uno spettacolo sanguinoso e crudele. L’isola di Carloforte ogni anno celebra la mattanza con una manifestazione a fine maggio, che completa gli appuntamenti con le golosità mediterranee, dopo la sagra del cuscus tabarkino che si tiene verso la fine di aprile.

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