Kastangia burda, Castànza de India
Nei giardini, nei parchi, nei viali, nelle case cantoniere e nei giardini di scuole o di edifici pubblici si può
...Il Mediterraneo infinito e un uomo solo. Con la sua barca approda su un'isola deserta che cela un grande segreto. L'acqua è di cristallo increspata di smeraldo. Tra gli scogli a picco sul mare, l'uomo scorge una grotta dove vive una divinità gigantesca con un occhio solo... sulle rocce a pelo d'acqua si intravedono le sue impronte.
Appare un'ombra enorme, il sole accecante sull'acqua cristallina, annienta l'eroe e gli fa dubitare della sua stessa vista. L'istinto gli dice che deve andare avanti, anche se gli dei lo puniranno, perché ha superato il limite del conosciuto. Questa terra sta oltre le colonne d'Ercole dove nessun uomo può andare. L'eroe non sa, se potrà mai rivedere la sua Itaca.
Stop! Ulisse? Polifemo? Eroi? Avventure? Miti? Ovvio che sì, siamo in Sardegna, ma la storia che vogliamo raccontare non è questa.
Il filosofo Platone, nei due Dialoghi Timeo (421 a.C.) e Crizia, parla di "un'isola più grande della Libia e dell'Asia messe insieme" collocata oltre le Colonne d'Ercole. Un continente, una volta ricchissimo potente e popoloso, inghiottito dal mare nel giro di un giorno e una notte perché gli dei vollero punire i suoi abitanti, diventati malvagi e empi".
L'isola più grande del Mediterraneo, non può essere che la Sardegna, un continente tutt'altro che scomparso. Diverse civiltà si sono susseguite e tutte legate al mito del mare e della pesca. Circumnavigando l'isola assaporiamo influenze fenicie e tunisine, genovesi e catalane. Basti pensare a Carloforte e Sant'Antioco. qui si trovano alcune delle più antiche tonnare del Mediterraneo, figlie di Tabarka e di Genova.
La cucina è fortemente basata sulla pesca del tonno rosso, rito indiscusso ancora oggi, e sui prodotti collegati a tale pesca, come la bottarga, il cuore di tonno, il Musciame, la Buzzonaglia, il Lattume.
Non dimentichiamo il Cascà, un cus cus di semola con sole verdure, anch'esso di origine tabarchina, realizzato anche in versione marinara, con i crostacei e i molluschi.
Navigando verso Oristano e Cabras, fino a raggiungere Bosa, sono molto apprezzate le anguille. Gli stagni sono ricchi di pesce e dalle loro uova si produce la bottarga di muggine (uova essiccate sotto sale) che può essere consumata in sottili strisce condita con olio, oppure grattugiata sulla pasta o sui carciofi.
Altro prodotto caratteristico è Sa Merca, realizzata con tranci di muggine lessati in acqua salata e avvolti nell'erba palustre, Sa zibba (in italiano Obione). La sua particolarità sta nella salatura che ne rende possibile il consumo anche diversi giorni dopo la sua preparazione. Si può inoltre gustare una variante della Burrida (gattucio), con i muggini.
Forti influssi catalani da Alghero fino alle Bocche di Bonifacio. I piatti a base di pesce e crostacei sono innumerevoli con ricette che esaltano le qualità locali. Ad Alghero le aragoste, regine della tavola, vengono cucinate alla catalana ossia bollite con pomodori, sedano e cipolla e accompagnate con una salsa ottenuta dalla testa con aggiunta di succo di limone, olio d'oliva, sale e pepe. Anche la razza in agliata è una specialità algherese e si prepara lessandola e ricoprendola di sugo di pomodoro, aceto, aglio e prezzemolo.
Approdando a Santa Teresa e nell'arcipelago della Maddalena, le insalate di polpo sono una tipica specialità, mentre ad Olbia si gustano i piatti a base cozze, vongole veraci e arselle.
Secondo alcune recenti scoperte sembrerebbe che il garum, un'antica salsa di pesce in aceto e miele, molto apprezzata dai patrizi romani, provenisse anche dalla Sardegna. Gli scavi effettuati nella zona del porto di Cagliari testimoniano come le antiche popolazioni delle coste cagliaritane non abbiano mai interrotto i rapporti con il mare e con la pesca.
A Cagliari i piatti tipici sono la Fregula cun cocciula (fregula con le vongole); le Còcciula e cozzas a schiscionera (vongole e cozze cucinate in tegame), e poi la Burrida a sa casteddaia, un piatto a base di gattuccio marino, aceto e noci), la Cassòla, una zuppa di vari pesci, crostacei e molluschi; l'Aligusta a sa casteddaia, aragosta condita alla cagliaritana, ossia lessata e condita con olio extravergine di oliva e succo di limone; seguono gli spaghetti con vongole e bottarga e gli Spaghittus cun arrizzonis ossia spaghetti ai ricci di mare, una vera delizia, che purtroppo non possiamo assaggiare, perché è stato deciso un fermo biologico di qualche anno per permettere alla specie di ripopolarsi. Che dire, possiamo fare questo sacrificio!
A nord dell'isola di Sant'Antioco si adagia un piccolo borgo di pescatori. La gente del posto la chiama La Bianca per le sue case dipinte di un bianco abbagliante che contrasta con l'azzurro del cielo e del mare. Fu fondata intorno al 1770 da una comunità ligure, con tanto di parlata genovese, proveniente da Tabarka. Grazie al Re Carlo Emanuele III di Savoia, le fu concessa una piccola cala, da qui il nome Calasetta, sulla sponda opposta a Carloforte. Si voleva creare, riuscendoci con successo, un corridoio strategico per il transito e la pesca del tonno rosso.
Secondo Maria Cabras, ricercatrice storica locale, il termine Calasetta deriverebbe, invece, da Cala de Seda o Cal'e Seda ovvero la Cala della seta, perché nel suddetto arcipelago si trova la Pinna Nobilis, la nacchera, dai cui filamenti si ricavava la seta di mare, il bisso.
A sud ovest dell'isola di Sardegna, si scorgono due isole gemelle, l'isola di San Pietro e l'isola di Sant'Antioco. Terre di approdo di genti lontane e di santi; di artisti e di conquistatori; di arabi e di liguri. Battute dal forte vento di maestrale, profumano di pesce appena pescato e di mosto pigiato nelle botti di rovere. Le case si affacciano tutte sul mare, in un rivolo di stradine e scalette che portano al porto dove le barche dei pescatori ormeggiano silenziose.
Una lingua di terra la separa dal mare aperto, è popolata da variopinti uccelli selvatici e pesci di acque salmastre. Soggetta ai capricci della luna, cambia aspetto con le maree. Qui, la natura risplende in ogni stagione, abbagliata dal sale e dal sole.
I pescatori, custodi involontari, seguono i suoi stessi ritmi lenti: all'alba si allontanano sulle acque calme con le barche senza chiglia, in sardo "su ciu" e solo al tramonto le correnti li riportano a riva.
É un luogo unico e magico, è la laguna che regala sapori e profumi inaspettati...
InsulaGolosaRicette, affascinata da questa magia, ha scoperto un piatto semplice, le Linguine alla bottarga, da portare in tavola per sentire e assaporare, ancora una volta, i profumi del mare e della laguna.
Buon appetito ♥
Avete mai ascoltato il mare dentro una conchiglia? Il vento e le onde si sentono in lontananza, creando immagini incantate di un mondo lontano, fatto di sole e di sabbia, di sapori e di profumi.
Per me quel luogo incantato è l'isola di Sardegna dove a volte ti fa disperare, ma tantissime altre ti fa star bene e ti sussurra nell'orecchio di andare avanti e scoprire segreti e sapori dimenticati.
InsulaGolosaRicette ci spiega come preparare la pasta con le olive e il tonno, un piatto semplice dove la terra e il mare si incontrano, come i suoni e i sogni dentro ad una conchiglia.
In ogni periodo dell'anno i pescatori prendono le barche e vanno verso l'orizzonte, alla ricerca dei pesci più amati. Solo le forti tempeste invernali li tengono fermi sulle banchine a intrecciare le reti e a guardare oltre. Il mare, tentatore, li corteggia e li istiga a prendere il largo, promettendo loro una pesca generosa.
E spesso succede. Il mare non ci regala, però solo quelli che comunemente chiamiamo "pesce di scelta", ma anche una moltitudine di specie che, per mode o abitudini alimentari, sono state tolte dalle nostre tavole.
InsulaGolosaRicette, un po' lontana dalle mode e spesso controcorrente, vuole proporre la ricetta di una zuppa di pesce che si può fare con qualsiasi tipo di pesce, purché sia freschissimo. Inoltre occorre rispettare i tempi di cottura per ogni tipo di pesce per avere una zuppa perfetta.
Dedichiamo a tutti i buongustai Sa Cassola Casteddaia, un piatto tipico di Cagliari, anticamente realizzato dai pescatori con il prodotto appena pescato ma rimasto invenduto.
La Città del Sole, dalle sue Torri e dal Bastione di Saint Remy, ci offre il panorama sul mare e ci invita ad essere consapevoli che i nostri consumi impattano, speriamo positivamente, sul ripopolamento dei mari e sulla salvaguardia delle marinerie.
La fregula, è denominata fregola, anche se in tanti gridano allo scandalo.
Sì perché oramai il termine fregola è bandito da tutte... le tavole sarde. L'orgoglio dei sardi non può essere leso.
A parte queste espressioni folckoristiche senza senso, la fregula è un tipo di pasta che si ottiene mescolando la semola di grano duro con acqua salata. Solo mani esperte riescono nell'impresa che sembra semplice man non lo è, perché solo l'esperienza certifica la bontà del prodotto.
In un recipiente di terracotta (sa scivedda) si spolverizza la semola di grano duro, una pioggia di acqua salata la inumidisce. Ecco che inizia il movimento rotatorio delle mani nel recipiente nel cui fondo sono presenti dei centri concentrici in risalto che favoriscono la creazione delle palline di varie grandezze.
Quelle piccola vengono poi separate da quelle più grandi e si passa alla fase di essicazione all'aria e poi alla tostatura in forno, per mantenere il prodotto nel tempo.
Gli esperti hanno fatto delle ricerche sull'origine di questa pasta, poiché nel Mediterraneo esistono paste simili, come il cous cous. L'isola è sempre stata al centro di scambi commerciali e culturali, ed è facilmente intuibile che anche la gastronomia ne abbia risentito. Ma è stato decretato che è di origine sarda. La radice del suo termine potrebbe farsi risalire latino ferculum, cioè briciolo.
Secondo le genti di mare, gli Spaghetti di mare sono un piatto molto afrodisiaco; gli antichi greci gli attribuivano grandi poteri poiché i suoi ingredienti provenivano dal mare che aveva dato i natali ad Afrodite. Nell'arte la dea dell'amore e della sessualità viene infatti ritratta assieme al mare, ai delfini, ai melograni, al mirto e ai limoni... e qui viene un dubbio, forse Afrodite era sarda....
Dedichiamo questo piatto estivo al mare e alla Dea Afrodite che ci guidi in InsulaGolosaRicette con charme e delicatezza.
I primi raggi di sole, in un inverno ancora lungo, ci fanno sognare la primavera e l'estate. Le giornate luminose ci sussurrano all'orecchio di uscire di casa e di godere del tiepido sole.
Così è più facile ritrovare la voglia di uscire e andare a spasso in campagna fino ad addentrarci nella macchia mediterranea che, ogni anno, da febbraio ad aprile inoltrato, ci regala gli asparagi selvatici, una prelibatezza tutta nostrana.
Gli asparagi selvatici sono molto sottili. É facile individuarli grazie alla presenza di spine alla base dell’apparato fogliare.
Una volta raccolti, gli asparagi vengono divisi in mazzetti e legati alla base con una foglia di asfodelo lunga, fermata con un pezzetto di legno. In questo modo si mantengono freschi e con le punte ordinate, pronte per essere utilizzate.
Sì, perché sono le punte la parte più buona da consumare. Il loro sapore, intenso e penetrante, è il motivo per cui sono così ricercati. Costituiti al 90% di acqua, gli asparagi selvatici contengono poco sodio e sono ricchi di sali minerali: magnesio, calcio, ferro e fosforo e potassio. Ma bisogna ricordare di non abusarne nel consumo giornaliero.
Chi ha detto che la minestra si pappa solo d'inverno? Sicuramente non i nostri nonni, che nella loro semplicità conoscevano i segreti della cucina, capaci di portare sollievo a tavola, anche durante le lunghe estati calde in Sardegna.
In questo spazio InsulaGolosaRicette vi propone una ricetta d'altri tempi, per preparare una minestra dove non serve soffiarci sopra per consumarla con appetito: un piatto che coccola anche i più pretenziosi nel mangiare durante il Solleone; sì perché la minestra, ricca d'acqua e di verdure, aiuta a reidratare l'organismo donando una sensazione di benessere, stimolando così il desiderio di consumare anche un secondo piatto.
Qualche tempo fa parlavo con Paola Matta, un'amica che oramai vive in Australia da diversi anni e mi raccontava come nell'immaginario comune nazionale e internazionale i piatti della tradizione isolana, sono i soliti, ovvero quelli più conosciuti dai turisti....E come sia sconcertante sapere che alcuni dei nostri piatti, siano stati messi in ombra da altre realtà enogastronomiche, solo perché queste ultime hanno avuto più forza comunicativa di noi.
Senza nulla togliere alla bontà e alla cultura enogastronomica di altre regioni italiane, in questa pagina voglio farvi un esempio a tema, quello delle lasagne al forno, per tanti un'esclusività tutta emiliana.
Per fortuna i racconti orali sono ancora un mezzo comunicativo, a dir il vero un po' obsoleto ma comunque efficace...
Poche persone della nostra generazione sanno che preparare in casa le lasagne al forno era una pratica molto in uso nelle famiglie sarde. Paola ricorda ancora, che da bambina, sua madre e le sue zie, insieme alle vicine di casa, erano spesso indaffarate a preparare le sfoglie di pasta con il mattarello: le ritagliavano e le facevano asciugare all'aria fresca vicino alle finestre.
Poi le mettevano bollire in acqua e sale e ancora calde le disponevano in teglie in strati ricoperti di sugo di pomodoro e formaggio, e le cucinavano in forno, così come quelle tanto conosciute nel resto del mondo.
Dopo un lungo periodo di siccità, l'autunno porta sempre le prime piogge. La terra assorbe tutta l'acqua piovana. Riacquista vigore ed emana un profumo particolare, quasi afrodisiaco.
É un sentore di humus, funghi e muffa. Ma sa di buono, di cambiamento e di rinascita. Per me è di buon auspicio.
Uno studio scientifico definisce questo profumo col termine "petricore" che è dovuto ad un mix di elementi naturali come l’ozono e la geosmina (una molecola dal forte odore) che si mescola ad altri oli posseduti dalle piante rilasciati nell’aria subito dopo le piogge.
La natura si trasforma. Il sole si nasconde presto dietro l'orizzonte, le giornate si fanno sempre più brevi e gli alberi cambiano colore perdendo quasi tutte le foglie. Una nuova storia verrà raccontata.
Così InsulaGolosaRicette, speso nostalgica e sempre legata alle tradizioni vi propone i Ravioli di ricotta, un primo piatto conosciuto in tutta la regione.
A seconda dei paesi e delle zone i ravioli vengono chiamati con nomi diversi: culurgionis, colunzones, culurzones, culurjones, culirgionis, culixonis, culurgionis, cruguxionis, insomma chi più ne dice, più ne cucini!
Dalle mie parti i ravioli di ricotta vengono chiamati anche “culurgionis a mazz’e pardula”, cioè ravioli col ripieno delle pardulas, le formagelle, il tipico dolce pasquale a cui è stato dedicato uno spazio nella sezione Dolci.
Sull’altopiano di Campeda, nel cuore del Logudoro, si erge un piccolo borgo di case in pietra. Si affaccia sull'antica Valle dei Nuraghi, un tempo abitata da guerrieri e pastori, che possedevano terre fertili e interminabili boschi, acqua e selvaggina.
Echi lontani lo chiamano "Bonus Orbis" che significa "buona terra" oppure "città buona" ma anche "Bono Orbas" cioè "buone case"... è Bonorva.
L'architettura dell'abitato è un susseguirsi di case con cortili che disegnano stradine strette strette. Percorrerle è come fare un tuffo nel passato: gli aromi delle cucine si mescolano con i profumi del bosco e le chiacchiere delle donne al telaio, si fanno chiare e nitide. Bonorva infatti è molto conosciuta per l'arte tessile: i telai orizzontali sono sempre in funzione e producono tappetti e arazzi molto colorati dai disegni classici, ispirati a modelli antichi.
E sulle trame degli arazzi InsulaGolosaRicette intreccia I fili di seta a Bonorva e ripropone un piatto tipico: Su Zichi, preparato con l'omonimo antico pane di grano duro. Ecco la ricetta da replicare ♥
Tradizione vuole che, almeno una volta alla settimana, Sa meri de domu, la padrona di casa, metta sul fuoco la pentola dell'acqua con le verdure fresche e prepari il brodo vegetale. Il profumo delle verdure esalta il gusto di risotti, arrosti e sughi... è quindi sempre stato un buon alleato in cucina. Fare il brodo vegetale è semplice, ma ruba un po' di tempo nella preparazione delle verdure e nella cottura complessiva.
La vita frenetica dei nostri tempi ha cambiato la quotidianità delle donne di casa, ma non l'innata fantasia. Così è nato il sale aromatizzato alla sarda, con verdure ed erbe selvatiche, che sostituisce totalmente il brodo vegetale; bastano due o tre cucchiai di sale, mescolati in un poco d'acqua calda, e il gioco è fatto.
Il sale aromatizzato, oltre ad essere molto sano e bello alla vista, è facile da preparare perché non prevede cottura e ha una lunga conservazione. L'unica regola che le donne di casa non hanno dimenticato, è l'utilizzo di prodotti locali freschi e genuini, acquistati a km 0, direttamente del contadino. Se si aggiungono le erbette selvatiche appena raccolte nella macchia mediterranea, si avrà un tocco di gusto in più che piace ai più.
Ci sono momenti che diventano ricordi. Sono quei lampi di memoria in cui ci rivediamo bambini nella cucina di casa, insieme alle mamme e alle zie che preparano i dolci o la pasta fresca per un'occasione importante o per il semplice pranzo della domenica.
Dopo anni, inscatolati in cassetti sconosciuti, vengono alla luce più nitidi di quanto si potesse immaginare.
E' una bella sensazione tornare indietro nel tempo, tutto sembra perfetto e in armonia. Nel profondo del tuo cuore sai che è tempo di fare la tua parte e cerchi l'occasione giusta per allestire le stesse scene, come se fosse un set cinematografico, dove il protagonista sei tu e i piccoli di casa. Ogni pretesto è buono per cucinare e giocare con i miei nipoti e i ricordi si moltiplicano sempre di più.
InsulaGolosaRicette dedica questa pagina a chi ama cucinare e a chi ha voglia di sognare ancora.
Sino a qualche decennio fa, non era raro alzarsi con il canto del gallo. Tante famiglie sarde tenevano, nel cortile, le galline e ovviamente il gallo, che aveva il piacere di svegliare gli abitanti della casa e il vicinato con il suo canto. Chi ha la fortuna di vivere in