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Kastangia, 'astanza

ricci di castagno

Il castagno è un albero imponente, con lunghe fogli seghette e con frutti racchiusi in ricci spinosi che si

...

Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Zone di produzione

Territorio, vini e vitigni

Sulcis - Iglesiente
3500 ettari di vigne: l'area d'elezione del Carignanosulcis

E' l'area d'elezione del vitigno Carignano; sono presenti anche, se in misura minore, Monica, Nuragus e Vermentino. In alcune zone caratterizzate da un minimo di disponibilità idrica e da una media fertilità del suolo, si stanno diffondendo vitigni bianchi, oltre a quelli presenti, anche Chardonnay, Pinot B., Sauvignon, di nuova introduzione. Anche nell'ambito delle varietà a frutto nero si stanno introducendo i Cabernet, il Sangiovese, il Barbera, il Montepulciano.

 

Parteolla - Campidano di Cagliariparteolla
11.000 ettari di vigne: Nuragus, Vermentino e Monica

È un'area vasta ed eterogenea comprendente territori collinari e di pianura e comprende principalmente: Nuragus, Vermentino e Monica. Tra i minori si citano: Bovale Sardo, Barbera Sardo, Pascale di Cagliari, Alicante, Girò rosso, Malvasia, Nasco, Moscato. Anche per quest'area vale c'è una integrazione varietale con vitigni diversi sia bianchi che rossi.

 

Marmilla - Trexenta
2000 ettari di vigne: la zona classica del Nuragusparteolla

Rappresenta un'area vasta e di grande interesse per la viticoltura; il territorio delle due aree presenta una morfologia collinare a diversa pendenza, ma compatibili con le esigenze della meccanizzazione. La natura dei suoli è anch'essa variabile, ma idonea per la vite, nonostante la scarsa disponibilità idrica. Può essere definita la zona classica di produzione del vino Nuragus, pur essendo presenti numerosi altri vitigni: Monica, Vermentino, Bovale Sardo, Pascale di Cagliari, Malvasia, Moscato, ecc.

 

Campidano di Terralba - Marrubiu - Mogoromogoro
1500 ettari di vigne, prevale il Carignano

Nella vasta area geografica vasta e variegata per la conformazione geo-pedologica è prevalente il vino Carignano (denominato nella zona Bovale di Spagna), ma sono presenti anche Monica, Bovale Sardo, Nuragus, ed inoltre Semidano, Sangiovese, Trebbiano, ecc. Nelle aree collinari si sta mantenendo la tipologia produttiva dei vini rossi, riservando alle aree di pianura la coltivazione dei bianchi.

 

Ogliastra - Dorgalese - Barbagia - Costa Orientale Sarrabus - Gerreiogliastra
7000 ettari di vigne: l'area del Cannonau

Comprende un vasto territorio, che dalla fascia litoranea orientale si estende all'interno della Barbagia di Nuoro e comprende i territori di Oliena e Dorgali: è conosciuta da tutti come l'area del Cannonau e può essere definita ad indirizzo monovarietale. Infatti solo nel Sarrabus il Cannonau è stato integrato con il Carignano.

 

Gallura
3000 ettari di vigne: area d'elezione del Vermentinogallura

Per le favorevoli condizioni climatiche e del suolo il vitigno del Vermentino ha potuto esplicarvi al meglio le proprie potenzialità. Per rendere più flessibile l'utilizzo della materia prima Vermentino, c'è stata una moderata integrazione con vitigni cosiddetti nobili (Chardonnay, Pinot) utilizzabili, d'altra parte, anche per la produzione di vini spumanti, che trovano in Gallura condizioni favorevolissime.

 

Nurra Algherese e Romangianurra
4000 ettari di vigne: prevale il Vermentino

Area non vasta è segnata dai territori della Romangia ovvero dei Comuni di Sorso e Sennori. E' prevalente il Vermentino; seguono Cannonau e altri vitigni minori, ad esempio il Torbato, tipico vitigno di questa zona.

 

Micro-Aree
3000 ettari di vigne: aree del D.O.C. del Mandrolisai sennori
e della Vernaccia di Oristano

Sono comprese il Meilogu, il Mandrolisai, la Planargia e l'area della Vernaccia (Oristanese). Sono caratterizzate da produzioni enologiche di pregio, come ad esempio il D.O.C. del Mandrolisai, la Vernaccia di Oristano e la Malvasia della Planargia.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vitigni Autoctoni Sardi

Il termine autoctono riservato ad un'uva significa che quel vitigno è nato e si è sviluppato in un preciso luogo geografico adattandosi al territorio che lo ha ospitato fin quasi a fondersi con esso. Così come accade per i nobili casati, che vantano alberi genealogici che affondano sicuri nei meandri del tempo, anche l'uva autoctona per essere tale deve risiedere nel luogo di origine da parecchi anni.
In Italia possiamo vantare un patrimonio costituito da oltre un centinaio di uve autoctone di consolidata tradizione, alcune molto conosciute, altre in via di estinzione. Per fortuna i vini prodotti con uve autoctone oggi sono di gran moda, perché sono ricchi di personalità e rappresentano una buona risposta all'omologazione mondiale del gusto.

Bacca Rossa
Aglianico, Albarenzeuli Nero, Aleatico, Ancellotta, Barbera Sarda, Bovale, Bovale Grande, Caddiu, Cagniulari, Canaiolo Nero, Cannonau, Caricagiola, Carignano, Dolcetto, Gaglioppo, Girò, Greco Nero, Malvasia Nera, Monica, Nieddera, Nieddu Mannu, Pascale, Sangiovese

Bacca Bianca
Albarenzeuli Bianco, Arvesignadu, Biancolella, Clairette, Falangina, Forastera, Malvasia Bianca di Candia, Malvasia di Sardegna, Moscato Bianco, Nasco, Nuragus, Retagliado Bianco, Sauvignon, Seminano, Torbato, Trebbiano Toscano, Vermentino, Vernaccia

ALBARANZEULI BIANCO (Sardegna) Questo vitigno sardo a bacca bianca, denominato pure Albillo ed Albicello, ha delle omologie genetiche con l'Albanello/a marchigiano o siciliano. Si tratta di un vitigno rustico, piuttosto produttivo, resistente alle crittogame, in grado di dare buoni risultati enologici soprattutto se vinificato in uvaggio con altre varietà locali. La sua origine è alquanto incerta, probabilmente di lontana provenienza spagnola, è attualmente in via di estinzione. La sua diffusione, estremamente limitata, riguarda alcuni Comuni dell'oristanese, dove viene denominato Lacconargiu o Lacconarzu, e qualche vecchio vigneto del nuorese. Non sono note le caratteristiche organolettiche dei vini ricavati dalla sua vinificazione in purezza.

ARVESIMIADU (Sardegna) Questo vitigno probabilmente autoctono sardo è anch'esso a rischio di estinzione. Conosciuto anche con il nome di Arvu Siniadu, Argu Ingiannau o Uva Oschirese, è diffuso sporadicamente in provincia di Sassari, talvolta in Campidano. É un vitigno molto vigoroso con grappoli grossi ed allungati, molto spargoli, con acini piccoli, ben adattato a terreni leggeri di collina, preferibilmente granitici. Le sue uve vengono esclusivamente vinificate insieme ad altri vitigni per la produzione di vini bianchi comuni, dunque non se ne conoscono le caratteristiche organolettiche peculiari.

BOVALE (Sardegna) Affine per certi versi al Mourvedre, al Morastrell ed al Minustrello della Corsica, questo vitigno a bacca nera, detto anche Bovaleddu, si è probabilmente differenziato nel corso dei secoli dal Bovale Grande, o Bovale di Spagna. Dal punto di vista ampelografico, esso si caratterizza per una produttività elevata, una buona adattabilità a diversi climi e ambienti ed una media tolleranza alle principali crittogame. Solitamente vinificato insieme ad altre varietà locali, alle quali apporta colore, acidità e corpo, esso entra nella produzione della DOC Mandrolisai, prodotto nelle province di Nuoro e di Oristano, e Campidano di Terralba, prodotto nelle province di Cagliari e di Oristano.

CADDIU (Sardegna) Conosciuto con altri nomi, tra cui Caddu a Bosa, Niedda Perda Sarda a Terralba e Caddiu Nieddu a Oristano, esso è diffuso quasi esclusivamente nella Bassa Valle del Tirso, consociato ad altre varietà a bacca nera. É una varietà molto vigorosa, mediamente produttiva, con una discreta resistenza ai freddi invernali ed alle crittogame. Le sue uve vengono utilizzate solo assieme ad altri vitigni per la produzione di vini rossi comuni, ma anche quale uva da tavola, data la consistenza e la dimensione degli acini.

CAGNULARI (Sardegna) Vitigno a bacca rossa di probabile origine spagnola, è diffuso soprattutto nel sassarese. In Gallura viene chiamato a volte "Caldareddhu". Deriva con tutta probabilità dal Bovale di Spagna, sebbene per molti caratteri sia confrontabile con il Mourvedre. Viene coltivato soprattutto nei terreni di Usini, con interessanti realtà dedicate a questo vitigno anche nei comuni di Ossi, Tissi, Uri, Ittiri, Sorso ed Alghero. É un vitigno utilizzato come vino da taglio per contribuire alla produzione di un vino rosso da pasto.

CANNONAU (Sardegna) Le origini e la provenienza del vitigno Cannonau non sono conosciute con certezza assoluta, ma tutti sono concordi ad ipotizzarne la comparsa in Sardegna, proveniente dalla penisola iberica fin dall'inizio della dominazione spagnola sull'isola. Comunque stiano le cose, il Cannonau ha di fatto trovato in Sardegna un habitat ideale, godendo l'immediato favore dei viticoltori locali che lo hanno diffuso praticamente in ogni angolo dell'isola, fino a fargli ricoprire circa il 20% di tutta la superficie vitata del territorio. Il Cannonau viene usato nella produzione di rossi, rosé e di vini a sostenuta gradazione alcolica. La zona DOC del Cannonau di Sardegna comprende l'intera regione, che a sua volta è divisa in tre sottozone: Oliena (incentrata sui comuni di Oliena e Orgosolo in provincia di Nuoro), Capo Ferrato (che include i comuni di Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius in provincia di Cagliari) e Jerzu (incentrato sui comuni di Jerzu e Cardedu in provincia di Nuoro).

CARICAGIOLA (Sardegna) Di origine incerta, questo vitigno a uva rossa è diffuso quasi esclusivamente in Gallura. Secondo alcuni sarebbe autoctono, secondo altri proveniente dalla vicina Corsica (dove viene chiamato Bonifaccencu o Carcaghjolu Nero, ovvero "nero che dà molta uva"); secondo altri ancora deriverebbe dal Vermentino Nero toscano o sarebbe imparentato con il Mourvedre Nero o Bonvedro portoghese. Di costituzione vigorosa ed elevata produttività, rustico, preferisce terreni di natura silicea, dove da luogo a vini di colore rosso rubino acceso, con aroma di frutti rossi, ricco di tannini, di acidità contenuta.

CARIGNANO DEL SULCIS (Sardegna) Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un vitigno di origine incerta. La tesi più accreditata, basata sull'analisi dei suoi numerosi sinonimi dialettali, lo vuole proveniente da occidente, probabilmente dall'Aragona, in Spagna, da dove si diffuse, assumendo via via nomi diversi, dal sud della Francia fino all'Algeria ed alla Tunisia. In Sardegna si sarebbe concentrato nella zona sud-occidentale grazie alla sua resistenza ai venti ricchi di salsedine provenienti dal mare. Dalla sua trasformazione si ottengono dei gradevolissimi vini da pasto, capaci di vivere con successo una propria vita commerciale.

MONICA (Sardegna) Non si hanno notizie certe riguardo alla sua origine. Sarebbe stato introdotto in epoca remota dai Mori. Più probabile appare invece la teoria che vuole il vitigno Monica provenire dalla Spagna; sviluppatosi inizialmente nell'algherese venne poi diffuso nel resto dell'Isola ad opera dei monaci camaldolesi. Quest'ultimo evento sarebbe alla base della denominazione del vitigno. Il vitigno Monica è il più diffuso in Sardegna, in pratica si trova ovunque con le sue ovvie differenze qualitative. La DOC fa una distinzione fra il Monica di Sardegna e il Monica di Cagliari. La zona di maggior produzione è compresa fra Cagliari, Iglesias ed Oristano ed è considerato il più rappresentativo fra i vitigni rossi.

MOSCATO BIANCO (Sardegna) Il Moscato è uno dei vitigni più diffusi e caratterizzati di tutta l'Europa vinicola. Tra i tanti suoi diversi cloni, in Sardegna è diffuso da tempo immemorabile il "Moscato Bianco";, la cui presenza può essere fatta risalire all'epoca dell'occupazione romana. Qui, nel corso dei secoli e con il concorso dei diversi terreni e delle differenti condizioni pedoclimatiche, le sue caratteristiche si sono differenziate dal ceppo continentale originario. Nell'ambito delle diverse aree geografiche dell'Isola, hanno origine vini ben differenziati: Moscato di Sardegna, Moscato di Cagliari, Moscato di Sorso-Sennori.

NASCO (Sardegna) Già conosciuto in epoca romana, questo vitigno a bacca bianca deriva il suo nome dal latino "muscus" ovvero "muschio", per via del caratteristico aroma avvertibile specialmente nell'uva matura e nel vino invecchiato.La sua diffusione, limitata all'entroterra di Cagliari, avvalorerebbe l'ipotesi di una sua introduzione attraverso l'approdo di Karalis. Mediamente vigoroso e produttivo, esprime le sue migliori caratteristiche su terreni piuttosto sciolti, in aree a clima caldo e asciutto, dove esprime una mediocre resistenza alle avversità climatiche ed ai principali patogeni. Attualmente la sua coltivazione, ridotta a pochi ettari, è circoscritta alle aree viticole di alcuni Comuni in provincia di Cagliari, dove è alla base della DOC Nasco di Cagliari, prodotto nelle province di Cagliari e Oristano. Il vino che se ne ricava è liquoroso, di colore giallo dorato, con delicati aromi di moscato e di mandorla amara, di media struttura, con fin di bocca piacevolmente amarognolo.

NIEDDERA (Sardegna) Il nome sta ad indicare un vitigno dalla buccia scura, in grado di dare origine a vini fortemente colorati. Nulla si sa di certo su questa antica varietà sarda, anche se, secondo alcuni autori, il Nieddera sarebbe un particolare biotipo di Carignano. Il Nieddera è diffuso in pochissimi esemplari nelle zone di Cagliari, Nuoro ed Oristano. Viene utilizzato per la produzione di un vino di eccellente qualità il Valle del Tirso IGT Nieddera rosato della Casa Vinicola Contini.

NURAGUS (Sardegna) L'origine del vitigno Nuragus si perde nell'arco dei tempi: è certamente uno dei primi vitigni introdotti in Sardegna, con molta probabilità dai navigatori fenici all'atto della fondazione della città di Nora, i cui ruderi si trovano ai margini meridionali della pianura del Campidano. Questa ipotesi è basata oltre che sul nome (il prefisso "nur" è di derivazione fenicia), anche sull'area di diffusione, limitata appunto alla pianura retrostante l'approdo. Questo vitigno non ha particolari esigenze pedoclimatiche, resiste abbastanza bene alle crittogame e ha un'ottima produttività: infatti raggiunge nei vigneti tradizionali ad alberello anche i 100 q/ettaro, quando in analoghe circostanze altri vitigni difficilmente arrivano ai 50 q/ettaro. Questa è una delle ragioni per cui all'atto della ricostituzione dei vigneti fillosserati si è preferito il Nuragus al senz'altro migliore, ma più delicato, Semidano. Dalla vinificazione del Nuragus si ottiene l'omonimo vino DOC Nuragus di Cagliari nelle tipologie frizzante e amabile; inoltre l'uva raccolta anticipatamente viene utilizzata per la produzione di base di spumante brut. Il vino comune ottenuto dai vigneti tradizionali, di facile maderizzazione, viene usato come vino da taglio o vino base per la preparazione di vermouth.

VERMENTINO (Liguria e Sardegna) E' un vitigno giunto in Liguria dalla Spagna nel 1300. Ben adattato alle caratteristiche locali produce uve bianche di pregio che entrano nei vini delle Cinque Terre. Bene anche la Sardegna. Dà vini freschi, delicati, moderatamente aromatici.

VERNACCIA DI ORISTANO (Sardegna) La denominazione "Vernaccia" viene spiegata come derivante dal latino "vernaculus", che significa "del posto", oppure "locale". Secondo l'ipotesi più accreditata, l'introduzione di questo vitigno in Sardegna sarebbe dovuta ai Fenici che l'avrebbero introdotta attraverso il porto di Tharros. La Vernaccia di Oristano, da non confondersi con la Vernaccia di San Gimignano, è diffusa e coltivata esclusivamente in Sardegna, nella Valle del Tirso da sempre famosa per la coltivazione pressoché esclusiva di questo straordinario vitigno sardo (uno dei pochi a potersi definire realmente autoctono). Dallo stesso si ricava l'omonimo vino DOC, dal colore giallo, dorato e ambrato, dal profumo delicato, alcolico, con sfumature di fiori di mandorlo e un sapore fino, sottile, caldo, con leggero e gradevole retrogusto di mandorle amare. Gradazione minima 15,5 gradi e invecchiamento obbligatorio di due anni in botti di castagno o di rovere. É un buon vino da fine pasto. Con una gradazione di 15,5 gradi e tre anni di invecchiamento la Vernaccia può portare la qualifica superiore; per la riserva occorrono, invece, quattro anni di invecchiamento. Si produce anche nei tipi Liquoroso dolce e Liquoroso secco o dry, con un invecchiamento di due anni e una gradazione di 16,5 gradi nel tipo dolce e di 18 gradi nel tipo secco o dry. Tipologie indicate come vino da dessert e da meditazione. Particolarmente interessante è il metodo di produzione: il vino viene affinato in botti di castagno o di rovere tenute in parte vuote, in ambienti soggetti a forti sbalzi termici.

Ho tratto l'elenco descrittivo sui vitigni autoctoni sardi da
http://www.parlapa.com/_news/page20/page17/page13/page13.html

Monica di Sardegna

uva monica

Il Monica di Sardegna è un vino rosso con un tasso alcolico di 13 gradi; il suo colore rosso con riflessi violacei esalta il profumo intenso e gradevole. Al palato si presenta asciutto, sapido con caratteristico retrogusto. Accompagna brillantemente primi piatti, minestre, carni bianche e formaggi a pasta molle. Per apprezzarne appieno le qualità è consigliata una consumazione quando è ancora giovane.
Il vitigno rosso Monica è uno dei vitigni sardi più antichi e diffuso in tutto il territorio isolano, presente con una frequenza pari al 13%. Gli ettari interessati sono più di 3000 e le migliori potenzialità produttive del vitigno si esprimono sui terreni a media profondità di natura calcarea in zone collinari basse a media pendenza e forte esposizione al sole. Probabilmente è giunto in Sardegna intorno all'XI secolo, quando i monaci camaldolesi iniziarono a coltivare i terreni attorno ai conventi, da cui il nome Monica, da Monaco; secondo alcuni è stato introdotto in epoca aragonese, infatti in qualche zona viene chiamato Monica di Spagna o uva Mora.
Dal vitigno Monica si ottengono due tipologie DOC: Monica di Sardegna e Monica di Cagliari. In uvaggio con il Bovale sardo e il Cannonau partecipa alla Doc Mandrolisai.

Monica di Cagliari

Il vitigno rosso Monica è uno dei vitigni sardi più antichi, ed è diffuso in tutto il territorio isolano, in cui risulta complessivamente presente con una frequenza pari al 13%. Gli ettari interessati sono più di 3000 e le migliori potenzialità produttive del vitigno si esprimono al meglio sui terreni a media profondità di natura calcarea, in zone collinari basse a media pendenza, e a forte esposizione al sole. Probabilmente è giunto in Sardegna intorno all'XI secolo, quando i monaci camaldolesi iniziarono a coltivare i terreni attorno ai conventi, da cui il nome Monica, da Monaco; secondo alcuni è stato introdotto in epoca aragonese, infatti in qualche zona viene chiamato Monica di Spagna o uva Mora.
Dal vitigno Monica si ottengono due tipologie DOC: Monica di Sardegna e Monica di Cagliari. In uvaggio con il Bovale sardo e il Cannonau partecipa alla Doc Mandrolisai.
Entrambe le tipologie hanno un gusto secco, caldo, sapido e gradevole al palato. Per apprezzarne appieno le qualità è consigliata una consumazione quando è ancora giovane.
uva monicaLa Monica di Cagliari ha un tasso alcolico di 14,5 gradi. Il suo colore rosso rubino tenue, tendente all'arancione con l'invecchiamento, si distingue dal Monica di Sardegna che con l'invecchiamento tende all'amaranto. Ha profumo etereo, intenso ma delicato, sapore gradevole, morbido e vellutato. Non può essere immesso al consumo prima del 1° luglio successivo all'annata di produzione delle uve.
Sotto la sua
denominazione viene autorizzata la produzione di vini rossi Secco o Dry, Dolce, Liquoroso Secco o Dry e Liquoroso Dolce. Il Liquoroso può essere etichettato anche Riserva quando è invecchiato per almeno due anni di cui uno in botti di rovere o castagno.
Il Rosso Secco ha colori rosso rubino tenue, tendente all'aranciato durante l'invecchiamento. I profumi sono eterei, intensi ma delicati e il gusto secco e vellutato; è alcolico e molto gradevole.
Il Rosso Dolce mantiene le caratteristiche del secco però con una bocca più dolce e morbida.
Il Liquoroso è fine e persistente, con spiccati aromi caratteristici e vellutato al palato, asciutto nella sua versione secca e morbido in quella dolce.
Il Liquoroso Secco è un vino da aperitivo o con la selvaggina con salse elaborate, mentre il Dolce si presta alla meditazione e ai dessert sardi di ricotta o di mandorle.
Il Monica, nettare divino.

 

 

 

 

 

Vermentino di Sardegna

Importato dalla penisola Iberica, il vitigno Vermentino viene attualmente utilizzato per la DOCG “Vermentino di Gallura” e le DOC “Vermentino di Sardegna”, “ Alghero Vermentino frizzante” e "Cagliari Vermentino".
Il Vermentino di Sardegna è un vino, abbiamo detto, DOC la cui produzione è consentita nei territori di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari; ottimo vino bianco, non molto alcolico, brillante, si riconosce dal colore giallo paglierino che sfuma verso il bianco con riflessi verdi. Il suo profumo delicato e gradevole accompagna il sapore secco, amabile ma fresco e acidulo con leggero retrogusto amarognolo.vermentino
Tali caratteristiche derivano dalla diversa natura dei terreni e dalle interazioni tra vitigno e ambiente microclimatico. Le estati lunghe, calde e soleggiate, con cielo terso e sempre ventilate, determinano le condizioni ottimali per la maturazione delle uve. Le escursioni termiche tra giorno/notte diventano condizioni ottimali per esaltare la concentrazione aromatica e l'esaltazione dei precursori di aromi del Vermentino. Le annate eccezionali sono sempre caratterizzate da queste condizioni, congiunte ad un basso carico di grappoli per ceppo. In queste situazioni le viti concentreranno tutte le loro energie in poca uva, esaltando di conseguenza tutti quei componenti aromatici che contribuiranno a dare un vino unico per tipicità.
Il Vermentino di Sardegna Doc è ottimo con antipasti di pesce non salsati e ostriche, pesce alla griglia, primi piatti regionali. La versione Spumante e frizzante accompagna con classe, crostate di frutta e dolci tipici quali le sebadas e le pabassinas.

 

Vermentino di Gallura

Importato dalla Spagna, il Vermentino ha trovato nell'isola la sua collocazione geografica ideale, infatti, insieme al Cannonau, rappresenta l’espressione più tipica della produzione enologica regionale. Il vitigno Vermentino viene attualmente utilizzato per la DOCG “Vermentino di Gallura” e le DOC “Vermentino di Sardegna”, “Alghero Vermentino frizzante” e "Cagliari Vermentino". vermentino
Il Vermentino di Gallura, dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, vino secco, con una gradazione che può essere di 12 o 14 gradi, a seconda che si tratti della versione normale o superiore; il Vermentino di Sardegna, più leggero del primo con un tasso d’alcool di 10,5 gradi.
Il Vermentino di Gallura è un vino DOCG la cui produzione è consentita nelle province di Olbia-Tempio e Sassari, si riconosce dal profumo elegante, ampio, floreale, balsamico; con sentori di miele, elicriso e macchia mediterranea. Il gusto persistente, voluminoso, con buon equilibrio acido, e retrogusto fruttato, molto persistente. Servito fresco è apprezzabile come aperitivo. Avendo un buon corpo e un'ottima struttura il Vermentino di Gallura è un ottimo vino per accompagnare le pietanze a base di pesce come zuppe di pesce, crostacei, ostriche, pesce arrosto. Si accompagna molto bene anche ai piatti di terra come roastbeef e agnello in bianco. Particolare abbinamento è con il pecorino dolce, preferibilmente sardo.

 

Torbato di Alghero

TorbatoIl vitigno a bacca bianca Torbato di Alghero, in dialetto Cuscosedda, è presente nell'isola solo nella zona di Alghero. Vinificato in purezza per ottenere l’omonimo vino e successivamente la base per un tipo spumante, entrambi compresi nella DOC Alghero. Il vino Torbato di Alghero è di origine catalana, significativamente rilevata nel catalogo del vivaio di Villa d'Orri, creato dal Marchese Manca di Villahermosa, in cui questo vitigno viene indicato come Vitis iberica e con i nomi dialettali di uva catalana o Turbat. Assai pregiato, viene prodotto in quantità limitata vista la delicatezza del vitigno tanto che la produzione non è regolare. Vivo e rinfrescante al palato, si presenta di un colore giallo paglierino dal sapore secco, con sensazioni olfattive  dalle note marine e minerali, con intensi accenni di fiori e frutta bianca. Raggiunge una gradazione alcolica di 11,5 gradi.
Ideale per un aperitivo informale e ottimo per accompagnare piatti di pesce della cucina tipica mediterranea.

 
 
Note storiche: Cettolini (1897) lo indica con i sinonimi di Razola e Cuscosedda (varietà già citate da Manca dell’Arca nel 1870), Trobadu e Vitis iberica, mentre Cara (1909) riferisce di una prevalente diffusione del vitigno nell’algherese con il nome di Turbat. Mameli (1933) conferma che la coltivazione del vitigno è quasi limitata al territorio di Alghero e sottolinea come produca eccellenti vini. Bruni (1952-1960) descrive per primo la varietà dal punto di vista ampelografico studiando una pianta coltivata ad Alghero e, condividendo il giudizio di Mameli sulla peculiarità e specialità del vino, ne suggerisce la diffusione soprattutto in provincia di Sassari. Il vitigno viene poi citato in diverse liste dei vitigni coltivati nel mondo, mentre nuove informazioni ampelografiche ed enologiche sono pubblicate da Vitagliano (1971), Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001).
(Fonte: Vitigni della Sardegna a cura di Gianni Nieddu)
 

 

 

Alziamo i calici

Settembre. Il sole è ancora caldo e le api svolazzano dappertutto. É iniziata sa binnenna, la vendemmia.
I nostri nonni e i nostri genitori, direbbero "storie d'altri tempi"... ricordando con nostalgia quei giorni della loro gioventù.

Tutta la famiglia si riuniva in campagna e qui iniziava il rito della vendemmia. Innanzitutto venivano lavate le botti di rovere con l'acqua di mare o con l'acqua dolce della fontana; venivano maneggiate con cura e grande religiosità, perché avrebbero custodito il vino per diversi anni a venire. Poi si andava in vigna a binnennai, a tagliare i grappoli d'uva a mano. Grandi casse di uva bianca o nera venivano portate in spalla a su magazzinu della casa padronale.

Qui si pigiava l'uva appena raccolta con i piedi scalzi o più avanti con la frantumatrice manuale. Si otteneva così il mosto che veniva lasciato fermentare per alcuni giorni in grandi tini di legno. I fermenti, l'ossigeno, lo zucchero e quant'altro continuavano l'opera.

Il mosto veniva poi torchiato e vinificato. Il liquido profumato veniva poi travasato e conservato con cura nelle botti di rovere precedentemente lavate.

La cantina era un luogo magico, il forziere che custodiva il tesoro, qui anche le ragnatele avevano un posto d'onore, per non alterare l'habitat naturale e quindi la bontà del vino. Un lavoro sapiente e preciso che, solo chi aveva dovizia del mestiere, sapeva fare.

 vendemmia

 

 Ripercorrendo i ricordi degli anziani e il lavoro di rinomate cantine sarde, da alcuni anni si è iniziato a parlare delle Strade del Vino per ricondurre gli amanti del vino e i turisti verso quei territori che producono vini doc e docg sardi. La curiosità del viaggiatore, la scoperta del profumo e del sentore del vino si amalgama perfettamente al gusto di un buon primo piatto o un dolce curato ad arte, in un contesto paesaggistico e culturale inedito. Ad ogni zona, la sua uva e il suo vino. Ad ogni strada, una sua connotazione culturale e enogastronomica, proprio ad identificare un territorio già di per sé particolare.

Le strade o i sentieri ci riconducono a quei territori e a quelle cantine ormai conosciute in tutto il mondo. Il Cannonau di Jerzu, il Vermentino di Gallura, il Carignano del Sulcis, il Nuragus di Cagliari, la Malvasia di Bosa e la Vernaccia di Oristano sono alcuni esempi di uno straordinario panorama enologico che proviamo a farvi conoscere.


L'augurio è quello di iniziare il cammino e di scoprire i diversi sentieri del vino, perché quel che conta non è la meta ma il percorso, con i suoi sapori, i suoi panorami, la sua cultura, i suoi racconti.

Alziamo i calici e brindiamo a noi e alla Sardegna.

Contorni per il pesce

BarcheLa leggendaria ospitalità sarda, non è esclusiva delle zone interne, ma è molto diffusa anche nelle coste dove il mare regala prodotti freschi in tutti i periodi dell'anno.

Nelle tavole abbondano i pesci, i molluschi e i crostacei, tutti con le loro varianti, arrosto o in umido, fritti o al forno. Esistono un'infinità di primi e secondi piatti e tantissimi antipasti. 

Ma i contorni per i piatti di pesce quali sono?

Effettivamente i contorni per il pesce sono difficili da catalogare. E' un po' come catalogare le tante isole satelliti che circondano l'isola golosa, indefinite tra l'azzurro del cielo e il blu del mare, immerse tra la terra e l'orizzonte.

Si contano oltre 40 isole minori, tutte particolari e dai nomi più inconsueti, come l'Isola dei Cavoli dove non si coltivano cavoli o l'isola della Vacca dove non ci sono vacche. 

Ma torniamo ai contorni per il pesce e scopriamo che InsulaGolosaRicette suggerisce contorni a base di prodotti di terra e non di mare, ed è proprio curioso: le patate i legumi e tante verdure cotte al vapore sono perfette con qualsiasi secondo piatto di pesce. Ricordate però devono essere tutte a Km 0.

Più in dettaglio le cipolle e le carote bollite e condite con olio evo sono ideali per accompagnare le orate al forno o cotte al vapore

I fagiolini verdi al vapore e le zucchine saltate in padella con poco olio evo, si sposano bene con le sogliole, mentre i cetrioli sbucciati e salati sono frizzanti con i pesci dal sapore dolce come l'anguilla o la trota.

Tutte le insalate di verdure miste sono il contorno preferito per il tonno cotto alla brace o a vapore. I carciofi spinosi crudi salati e aromatizzati al limone sono ottimi con la bottarga servita a fette sottilissime. 

Le peperonate anche di melanzane si abbinano ai pesci al forno come le orate o le spigole di mare aperto. Gli spinaci, le bietole e la lattuga sono perfetti con tutti i piatti di pesce.  

E infine i pomodori, meglio se camone, accompagnano qualsiasi pietanza a base di crostacei o molluschi

 

Curiosità: I piatti di pesce si accompagnano a vini bianchi secchi o a rosati leggeri come il Vermentino o il Carignano  

Paté di pomodori secchi

paté di pomodori secchiIl calendario ci dice che l'autunno è alle porte ma per noi sardi, ribelli e testardi, è ancora tempo di sole. L'estate è un sentimento che avvolge, difficile da allontanare. Ne siamo sempre innamorati. É un desiderio quasi fisico, vogliamo il sole luminoso della bella stagione, dei suoi profumi e delle sue promesse. 

Così spalanchiamo le finestre della cucina e facciamo entrare la luce del primo mattino che illumina gli oggetti e le pareti! L'autunno è per noi ancora lontano, avrà tempo di farci compagnia. 

Catturiamo le fragranze e le essenze estive della terra e prepariamo insieme a voi, un piatto antico dal sapore del sole di Sardegna, da conservare e consumare anche nelle giornate più fredde dell'anno.

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Caponata alla sarda

caponata sarda

Il sole irradia luce già dal primo mattino. Sento la carezza del vento di scirocco che porta i profumi della prima estate, sentore di elicriso e salsedine, di rosmarino e rose selvatiche. 

Vorrei addormentarmi sulla sabbia della mia spiaggia preferita e aspettare che le onde della risacca mi sveglino dolcemente. Quanti sogni ho fatto su quella spiaggia, quanti viaggi ho immaginato solo guardando l'orizzonte lontano, dove il blu del mare ha il colore dell'inchiostro più scuro.

Lì dove il cielo si unisce all'acqua, per secoli fenici, romani, spagnoli, e pirati saraceni hanno scorrazzato fino a raggiungere le coste dove popoli più eletti avevano costruito pozzi sacri, nuraghi e non ultime le tonnare. 
Epopee di genti che nel bene e nel male hanno disegnato la nostra vita, la nostra storia e la nostra cultura enogastronomica.

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Foglie di tarassaco sott'olio

tarassaco sott'olio Tanti paesi, tanti nomi diversi... per indicare la stessa cosa.
Sì, in Sardegna siamo così, non siamo confusi ma ci piace localizzare e personalizzare dalla notte dei tempi. Prima ancora dell'invenzione dei satelliti e delle mappe digitali.

Ogni paese è un mondo a sé, con la sua parlata, le sue usanze e i suoi piatti. 

Fate una prova ... sul campo! Mettete gli scarponcini e andate a gironzolare per le campagne sarde, troverete tante erbette selvatiche "ribelli" che cambiano nome a seconda delle zone, che siano montagne o scogliere vicino al mare.

Chiedete  agli anziani il nome, ad esempio del Tarassaco Comune o Dente di Leone, dal fiore giallo come il sole. Vi risponderanno: piascialettu, zangune riestu, camingioni, gicoria burda, zicoria burda, zizziolu.

Forse è un'eredità lasciata dai popoli del Mediterraneo con i quali avevamo scambi commerciali e culturali.

Per gli  antichi greci il termine Tarassaco significava "rimedio per ogni male" per le sue proprietà curative, per gli arabi "erba amara" per il sapore pungente, per i monaci medioevali "cicoria selvatica", perché molto simile alla cicoria comune, dal fiore color indaco.

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Olio Evo di Sardegna Dop

Ecco i prodotti delle eccellenze dell'Isola di Sardegna, che hanno avuto il riconoscimento di qualità dalle massime autorità nazionali e internazionali.

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InsulaGolosaRicette augura a tutti voi e alla sua terra, Buon Appetito ♥ 

Questa è la volta dell'Olio extravergine di Oliva di Sardegna DOP

Olio EVO Sardegna

 

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Olia affitada

Olive affettate

Ci sono tante storie da ricordare ma alcune volte sono talmente coinvolgenti che le parole stentano a prendere forma sul foglio di carta.

I ricordi, le immagini e il cuore corrono veloci senza trovare un luogo di conforto e di tranquillità, perché sono storie della giovinezza che è scivolata via tra le dita in un batter d'occhio.

Così, col cuore in subbuglio, si tenta di mettere in ordine la scrivania e il caso vuole che sfogliando un libro un po' impolverato, si trovano le parole che raccontano una di quelle  storie... 

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Zucchine e Melanzane al forno

zucchine e melanzane al forno

In estate la tradizione contadina sarda dà il meglio di sé. Gli orti fioriscono al sole, bagnati dalla brezza marina o dalla rugiada di montagna. Interi filari di piccole piantine fiorite, aggrappate da sostegni di canne lacustri, si colorano di viola, di giallo, di bianco... e dai fiori sbocciati, nascono deliziosi frutti altrettanto colorati: melanzane viola o nere, zucchine bianche o verdi, peperoni gialli, cetrioli verdissimi e altri ancora...

Nelle cucine, i profumi delle verdure dell'orto si mescolano al sentore delle erbe aromatiche, basta un po' di fantasia e un buon piatto contadino è pronto per essere portato in tavola. 

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