Il sambuco, sambucus nigra, è una piccola pianta molto diffusa in tutta Europa e nel Mediterraneo, soprattutto nella macchia e in
...Ogni tanto sfoglio l’album delle mie fotografie e nelle prime pagine rivedo me con le mie sorelline a giocare in aperta campagna tra i fiori di cisto e di asfodelo. Scatti di felicità con gli zii e i parenti tutti. Sorrido e penso che ora spetta a me regalare ai miei nipotini gli stessi momenti spensierati.
Quindi perché non organizzare un picnic da fare invidia agli americani? Intanto ricordiamoci che i bambini non amano stare troppo tempo in auto, scegliamo così una località vicino a casa dove possono giocare a palla, correre, arrampicarsi sugli alberi, senza incorrere in infortuni gravi, magari vicino ad una fattoria o ad un ovile per stare a contatto con gli animali.
InsulaGolosaRicette vi suggerisce il kit e il menù del picnic perfetto very country.
Nei boschi dell’Iglesiente è nata un’opera d’arte. Penserete a una scultura o a un dipinto. Ma non è così!
Un gruppo giovani e non, della Scuola Civica di Arte Contemporanea di Iglesias ha sistemato e reso accessibile il Nuraghe e il Pozzo Sacro di Genna Mustatzu nel bosco di querce in località Bellicai.
Il progetto è nato dall’idea di un allievo, Angelo Dessì, che di professione non fa sicuramente l’artista, ma grazie alla sua predisposizione alla cura del territorio e alla natura in generale, ha avuto quest’idea non esattamente comune.
Il suo intento è stato comunque quello di applicare l’arte al territorio sulla falsariga del noto artista Joseph Beuys, conosciuto dai più come lo sciamano dell’arte, per la sua ricerca incessante di un’armonia profonda con sé stesso, gli uomini e la natura.
Nel 1982 nella cittadina tedesca di Kassel durante l’esposizione “Documenta”, Beuys realizzò un’opera colossale: piantò 7000 querce affiancate a 7000 pietre di basalto. Quel che ne è rimasto oggi è un bosco immenso di querce altissime. La nota curiosa è che le pietre di basalto, sono lì ferme, mentre gli alberi continuano a crescere nella loro bellezza.
Forse è stato un caso oppure no, ma la riscoperta del complesso archeologico di Genna Mustatzu, dimenticato da tutti, anche dai Beni Culturali, vive e risorge proprio in un bosco di querce. La quercia, simbolo dell’eterno, così come l’arte.
L’opera realizzata dalla Scuola Civica di Arte Contemporanea è ora disponibile a tutti gli amanti dell’archeologia e della natura senza nessun tipo di approccio accademico-artistico. È lì per essere apprezzata e rivalutata, in una visione di arte intesa come riscoperta della natura e del territorio perché non c’è nulla di più bello e interessante. Arte e natura, espressione entrambe di perfezione.
(24 maggio 2015)
Il rumore dei campanacci dei Mamuthones si sente ancora in lontananza, così come il profumo della frittura carnevalesca ma la primavera è arrivata e i profumi si trasformano in sentori speziati e colorati. La bella stagione allieterà il cuore dei nostri bambini e le tavole di tutte le famiglie sarde verranno decorate con le uova pasquali e i piatti tipici della tradizione.
E quale migliore occasione per un regalo ai nostri lettori?
InsulaGolosaRicette ti regala Le ricette di Sardegna in tavola, un ricettario per la tua primavera in cucina, per non farti scordare di quanta è bella la Sardegna.
Mi piace la nostalgia che provo quando riprendo in mano le ricette di un tempo. Ho come la sensazione di proiettarmi in un spazio che non ho vissuto e insieme ho una visione chiara sul futuro. Essere radicata alla propria terra, forse è proprio questo: sentire gli echi della natura e i racconti degli anziani. Ritrovare vecchie bottiglie di birra o di vino, ritagli di pubblicità di prodotti nostrani e continuare a sognare ad occhi aperti.
Qualcuno lo chiama il mal di Sardegna, cioè desiderare di far parte della cultura di una terra meravigliosa che regala ricordi speciali, panorami mozzafiato, tramonti indimenticabili e cibi ancora più golosi.
InsulaGolosaRicette dedica questo spazio alla nostalgia e al futuro.
L'inverno è arrivato. Il profumo dei mandarini e delle castagne arrosto è nell'aria. Si esce la sera subito dopo l'imbrunire, dopo che i bambini hanno fatto i compiti e sonnecchiano insieme ai nonni guardando la televisione. In giro tutto è calmo, a parte qualche automobilista nervoso che accelera di scatto e il rumore del motore rimbomba in testa. Le luci dei lampioni sono lievi e illuminano il selciato di un giallo intenso. Velocemente si attraversa il centro storico salutando qualche amico e si raggiunge la bottega delle spezie dove ci si rifornisce di cannella, vaniglia e peperoncino.
Il pensiero corre alle feste ormai vicine, ai dolci natalizi, alle pietanze da preparare per i cari, e una certa nostalgia stringe il cuore ricordando la felicità da bambini, quando le risate dei fratelli riempivano la casa molto più dei profumi che venivano dalla cucina.
Stop. Non è un racconto del novecento ma un ciak di una serata qualunque di una persona qualunque in una certa terra chiamata Sardegna. Da queste parti il ritmo è più lento e le vacanze diventano indimenticabili.
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L'estate è arrivata. Il sole è già alto e il profumo del mare si sente anche da lontano. L'isola si è tinta di blu nell'incantevole luce del mattino. Le donne indaffarate in cucina preparano deliziosi piatti freschi per ristorare i bimbi e gli anziani della famiglia in un vociare sommesso degli uomini al lavoro nei campi. I cani abbaiano ai passanti mentre i gatti sonnecchiano felici sul davanzale della finestra.
Stop. Non è un racconto dell'ottocento ma un ciak di una giornata qualunque in una casa di campagna vicino al mare. Da queste parti il ritmo è più lento e le vacanze diventano indimenticabili.
InsulaGolosa ti regala Le ricette di Sardegna in tavola, un ricettario per la tua estate in cucina, per non farti scordare di quanta è bella la Sardegna.
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Uno dei simboli dell’artigianato sardo è la tessitura su telai tradizionali. Fin dall'antichità in Sardegna si realizzano tessuti per tappeti, tendaggi, tovagliati e biancheria. La lavorazione più conosciuta è quella detta a pibiones.
I pibiones (letteralmente “acini d’uva”) sono i rilievi granulari della trama che si ottengono attorcigliando un filo supplementare attorno ad un ago appoggiato sul dritto della tela. Selezionando i punti dove si fanno emergere i pibiones, lentamente si compongono disegni assai complessi.
A Cagliari, presso la Cittadella dei Musei, è possibile visitare la Collezione Luigi Cocco (Museo Etnografico) dove sono esposti pezzi originali dell'Ottocento e Novecento.
Fino a qualche decennio fa il corredo delle fanciulle sarde era composto da pezzi unici, tessuti e ricamati dalle donne di casa. Oggi questi pezzi vengono custoditi con cura e "rispolverati" durante le feste popolari.
É usanza infatti abbellire i balconi e i davanzali delle finestre, con gli arazzi e le coperte tessute a mano, in onore del santo che si festeggia. Immaginatevi una città come Cagliari, moderna e metropolitana, che per una giornata intera, precisamente il 1 maggio, si immerge in un'atmosfera d'altri tempi: le strade vengono addobbate a festa con fiori e piante, i balconi ingraziositi con tessuti finemente lavorati; da una facciata all'altra sbandierano i ritagli di carta colorata stesi in fili di spago e lungo le strade petali di rose e fiori diventano un tappeto per Sant'Efisio.
La magia, il colore e la fede si mescolano per riportarci indietro in un rito, sempre vivo e attuale, dal 1656. Ma la magia più grande è che questo tipo di manifestazioni non si svolgono solo nel centro più importante dell'isola, ma in tutti i paesi e i centri della Sardegna. Ogni mese, ogni stagione è cadenzata da una festa o sagra popolare dove i tessuti in cotone o in lana e i ricami sul lino bianco fanno nella mostra di sé.
Solitamente parlando della Sardegna, si immediatamente all'estate e al colore del mare e del sole. Ma se avete la fortuna di venire in primavera sarete sorpresi dal colore che maggiormente si percepisce: penserete al verde dei prati, al blu del mare. Ebbene no! E' il bianco della luce che domina su tutto. Il sole è già crudele e allo stesso tempo dolce. Illumina e imbianca il paesaggio, creando spazi immensi. La quiete prende il sopravvento e la tranquillità pervade i sensi. L’istinto primordiale conduce alle spiagge di sabbia finissima. Bianchissime anche le rocce di natura trachitica o le falesie calcaree, i graniti e le masse di schisti. La più celebre è quella di Cala Luna, bellezza naturale rimasta intatta nonostante il grande affl usso turistico, lambita da acque di colore verde smeraldo e turchese, mentre Cala Sisine può impressionare al levarsi della luna. Cala Goloritzè, dominata da un obelisco naturale, è famosa per le sfumature che si possono ammirare prima che il sole possa nascondersi dietro gli scogli. Per gli amanti della quiete la spiaggia di Su Sirboni è meta consolidata: quasi sempre deserta data la difficoltà nel raggiungerla, una volta arrivati ci si può godere uno scenario mozzafiato. All’estremità meridionale del Golfo di Orosei, la spiaggia di Santa Maria Novarrese è contornata da pini marittimi mentre quella di Lotzorai è una riserva naturale. Bianca anche la camicia del costume degli uomini e dei cavalieri delle corse a cavallo: “ragas”, la camicia di lino, abbinata al gilet, berretto e giacca, tipica della tradizione pastorale. I costumi tradizionali possono essere ammirati Il 1° maggio, a Cagliari, per la “Sagra di Sant’Efisio” , uno dei più importanti eventi religiosi e folkloristici della Sardegna. La manifestazione risale al 1656 quando il Santo liberò la città da una violenta epidemia di peste.
Ma Bianco è anche il colore di baballottis e del velo che copre il corpo di Gesù deposto, nelle processioni pasquali delle antiche 7 città regie della Sardegna: Castelsardo, Sassari, Alghero, Bosa, Oristano, Iglesias, Cagliari.
La Sardegna è bianca sotto la luce della luna nei siti archeologici: i nuraghi di Barumini, le domus de janas di Dorgali, le necropoli puniche di Sant’Antioco, silenziosi la notte, si risvegliano durante la giornata quando i visitatori rimangono meravigliati dalla loro bellezza.
Così come sono bianchi i piatti tipici, dai sapori forti e decisi ed al contempo semplici e genuini. Una delle prelibatezze più caratteristiche, il “pane carasau” detto anche Pan di Musica. In una terra ricca di pascoli e vegetazione i formaggi locali assumono un sapore ed un aroma fuori dal comune, il sapore della tradizione contadina che si tramanda nei riti che accompagnano il susseguirsi delle stagioni e delle maree, così come si apprezzano i particolari vini e gli squisiti dolci. Meritano una segnalazione a parte i bianchittos, dolci di forma piramidale friabili, spesso guarniti con mandorle e diavoletti colorati, le copulettas tipiche del Gal di Oristano ed il pirichittus cagliaritano.
Corre voce che Selvaggio Blu sia il trek più difficile d’Italia, è forse anche il più originale e bello immerso nei paesaggi ancora selvaggi e incontaminati della parte orientale dell’isola. Sospeso tra il blu del mare ed le alte pareti rocciose, è un itinerario che si snoda lungo le magnifiche falesie e mulattiere del Golfo di Orosei. Si parte dalla Guglia di Pedra Longa e si continua lungo le tracce lasciate dai carbonai, percorrendo sentieri a ridosso delle falesie e a picco sul mare fino a raggiungere la spiaggia di Cala Sisine. L’itinerario è in buona parte segnato ma si consiglia caldamente di affidarsi a guide esperte locali che nel territorio certamente non mancano. Prima di loro, oltre ai pastori, i veri angeli custodi di queste montagne a strapiombo sul mare, c’era passato "L'esploratore innamorato", il sardopiemontese Alberto Della Marmora. È stato il primo, nel suo «Viaggio nell’Isola di Sardegna» del 1857, a scrivere del territorio di Baunei.
«Un territorio che è fin troppo facile definire d’incanto. Non si raggiungono altitudini elevate. La cima più alta è Punta Turusèle, 1024 metri sul livello del mare, ma è frequente un netto stacco tra le creste e le vallate, costituite da vere e proprie incisioni sormontate da pareti strapiombanti. Qui la natura geologica è stupefacente, combinata all’azione continua di acqua, vento e pioggia che hanno portato alla forte modellazione del Supramonte, caratteristiche morfologiche stupende, canaloni e codule, cenge e falesie a picco sul mare, pochi pianori».
BIRDWATCHING . Da Orgosolo ad Alghero, dall’isola di Sant’Antioco e San Pietro alle vette del Gennargentu, varie specie di uccelli popolano l’intero territorio. Si possono avvistare il gheppio, l’astore, il falco pellegrino, lo sparviero e con più fortuna l’aquila reale, superba ed elegante. Nelle scogliere di Bosa si avvista qualche esemplare di avvoltoio grifone, ora in via di ripopolamento dopo un periodo in cui si è temuta l’estinzione.
TRAINATI DA UN AQUILONE. La costa sud ovest della Sardegna grazie alle sue caratteristiche orografiche e metereologiche è un vero paradiso per il windsurf e del kitesurf. Durante la stagione primaverile l’anticiclone delle Azzorre arriva sul Mediterraneo è determina un vento di maestrale ideale per questi sport estremi.
Quando si dice Sardegna si dice sole, calore, natura. E il suo colore è giallo. Il ciclo del sole è il viaggio della vita con la nascita, vita e morte per poi rinascere al nuovo giorno con una nuova alba. Il sole è il cerchio che si ripresenta nella vita quotidiana. Dai rosoni delle cassapanche intagliate nel legno, ai tradizionali cestini in canna, ceste e corbule in giunco e fieno: “is canisteddus”, di forma circolare con i bordi piatti, “sas crobeddas”, di forma troncoconica con struttura a spirale e decorate con stoffe damascate dai colori vivaci, “is pisceddas”, di forma cilindrica leggermente svasata. Pazientemente intrecciate a mano dalle cestinaie di Flussio, Sinnai e Ollolai sono oggetti d’arredamento di notevole pregio, decorati con disegni floreali o di animali. Dalla pintadera o stampo per il pane in terracotta, decorata con cerchi concentrici incisi, risalente al VIII secolo a. C.; al ballo popolare su ballu tundu, il ballo tondo, imperniato su un cerchio che si scompone e ricompone inevitabilmente, dopo ogni variazione coreografi ca. È un cerchio anche il pane carasau: una sfoglia di pane sottile che viene fatta cuocere al forno due volte e che, a seconda del condimento, ha dato origine a varie derivazioni (con sale e olio diventa “guttiau”, dal maggiore spessore e di forma rettangolare è invece il “pistoccu”). E se il sole è fonte di vita, è proprio grazie al clima mite e temperato, accompagnato dalla particolare morfologia del territorio, che la Sardegna regala agli appassionati della buona cucina una grande quantità di prodotti tipici. In primis il pane, ricordiamo la “spianata” sarda, di pasta morbida, molto simile alla piadina romagnola. Poi ”su civraxiu” che ha un aspetto rigonfio ma non troppo; mentre pane tipico del Campidano “msu moddizzosu”, si riconosce dalla morbidezza della pasta e la della crosta esterna croccante. E ancora il pane degli sposi, occasione in cui assume la forma di cerchi intrecciati talvolta con l’aggiunta di elementi quali, le fedi nuziali, od uccellini posati su ghirlande di fiori forgiati con la stessa pasta. Per quanto concerne i primi piatti meritano i “Malloreddus” (gnocchetti sardi con pomodoro e salsiccia) e i “Culunzones” (pasta ripiena di formaggio fresco del posto e spinaci). Carne e pesce sono altre specialità, laddove l’agnello può definirsi per antonomasia prodotto tipico da presentare in vari modi. E ancora la gallina con il mirto ed il dentice alla vernaccia sono, altresì, assolutamente da provare.. Tra i vini doc troviamo il Carignano del Sulcis (rosso del cagliaritano), il Mandrolisai, il Vermentino di Gallura e la Vernaccia di Oristano. Nonché il vino Cannonau prodotto dal vitigno a bacca nera più diffuso in Sardegna. La sua coltivazione è diffusa in tutta l’isola con una maggiore concentrazione nelle aree centrali del territorio. L’origine del vitigno non è nota, ma la maggior parte degli esperti è concorde nel ritenerlo importato dalla penisola iberica. Resti di vinaccioli risalenti a 3200 anni fa sono stati ritrovati sull’isola, il che ne farebbe il vino più antico del Mediterraneo.
Il sole è uno dei simboli ricorrenti nei gioielli sardi, come altri elementi che rimandano alla natura: bottoni, gemelli, collane e pendenti, catene, gancere, spille, anelli, amuleti e orecchini. Proprio questi ultimi si possono definire come un’eccellenza del settore. Tra tutti i gioielli sardi gli orecchini sono quelli che affascinano di più: solitamente costituiti da un pezzo di corallo lavorato a goccia fasciato da un cerchietto in oro al quale è fissato lo spillo da inserire nel lobo. Degni di nota gli orecchini “a fiocco” e quelli “a palia”, mentre quelli “a torre” (formati da due tronchi di cono o piramide in lamina d’oro uniti per la base e contornati da filo sottilissimo arricchito con granuli) decantano al meglio la cura del particolare dei professionisti del settore.
La bottarga è “il caviale sardo”. Ha origini antichissime; dall’arabo “butarikh” (uova di pesce salate), può essere di uova di muggine o di tonno. La bottarga di muggine è tipica dello stagno di Cabras nell’oristanese. Il vino che ne esalta meglio il gusto è senza alcun dubbio la Vernaccia di Oristano, un DOC di colore giallo ambrato, più o meno carico a seconda dell’invecchiamento. La bottarga di tonno viene lavorata artigianalmente nelle tonnare di Carloforte: le uova diventano le profumate “baffe” ambrate, pronte per essere gustate sulla tavola.
Si possono consumare semplicemente tagliate a fettine sottili con un filo di olio extravergine di oliva oppure grattugiate sul pane o sulla pasta appena scolata.
Un'ottima alternativa è la bottarga con carciofi freschi.
I murales sono tele all’aperto. Le pareti di edifici prendono "colore" e iniziano a raccontare ai passanti storie comuni. Le sfumature calde dei gialli e dell'ocra narrano le fatiche, le denunce, di una la vita semplice fatta di piccole e grandi conquiste. Vi si leggono i malesseri, le sofferenze ma anche le speranze, la fede di una comunità. Il fenomeno culturale del muralismo ha avuto la sua maggiore espressione in quattro centri isolani: Orgosolo, San Sperate, Villamar e Serramanna. Dozzine e dozzine di pitture parlano della vita del paese, della storia e della cultura.
Su Nuraghe Arrubiu si trova a Orroli in provincia di Nuoro. Si tratta di un complesso pentalobato, unico in Sardegna. È stato datato al XIV secolo a.C., grazie al ritrovamento di un alabastron, una ceramica micenea rinvenuta nella torre centrale, a testimonianza dei traffici commerciali della Sardegna con il resto del Mediterraneo. Il suo nome, arrubiu (in sardo rosso) viene dal colore della pietra basaltica di con cui è stato costruito e dai licheni rossi che la ricoprono.
Si dice che in Sardegna ci siano più pecore che abitanti. Non so se questo sia vero ma è certo che i sardi hanno gran rispetto per le pecore, perché sono fonte di reddito e alimento base della gastronomia tradizionale.
Infatti grazie alla fantasia e alla praticità dei pastori, le par
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